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C A N T O XXVIII.
1Possa che contra a la vita presente1
Dei miseri mortali aperse ’l vero
Quella, che ’mparadisa la mia mente;2
4Come in ispecchio fiamma di doppiero
Vede colui che se n’alluma dietro,
Prima che l’ abbia in vista o in pensiero,
7E sè rivolge, per veder se ’l vetro
Li dice ’l vero, e vede che s’accorda3
Con esso, come nota con suo metro;
10Così la mia memoria si ricorda
Ch’io feci, riguardando ne’ belli occhi,4
Unde a pigliarmi fece Amor la corda.
13E com’ io mi rivolsi, e furon tocchi
Li miei da ciò che pare in quel volume,
Quandunche nel suo giro ben s’adocchi,
16Un punto viddi che raggiava lume
Acuto sì, che ’l viso ch’elli affoca,
Chiuder conviensi per lo forte acume.
19E quale stella par quinci più poca,
Parrebbe Luna locata con esso,
Come stella con stella si colloca.