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Siccome di vapor gelati ec. Questa è la seconda lezione del canto xxvii, nel quale l’autore finge come sallitte da l’ottava spera del segno di Gemini a la nona 1, cioè al primo mobile. E dividesi tutta in sei parti, perchè prima finge come guardando in su, vidde spiriti beati che erano stati prima con loro nel cielo ottavo di sopra, che lucevano e biancheggiavano andando in su come fa la nieve in giù nel nostro aere, e come Beatrice l'ammonisce che guardi in giuso quanto egli era volto per lo cielo; nella seconda finge come, guardando in giuso, vidde quanto elli aveva volto, e come ragguardò Beatrice, viddela più allegra che mai avesse veduta, et incominciasi quine: Dall’ora ch’io avea ec.; nella terzia parte finge come si trovò sallito in su la nona spera, e come Beatrice li dichiarò lo luogo nel quale elli era, cioè quinde unde comincia lo suo moto, et incominciasi quine: E la virtù ec.; nella quarta parte finge come Beatrice li manifestò lo cielo empireo, che è lo decimo, et incominciasi quine: Luce et amor ec.; nella quinta parte l’autore finge come Beatrice fa menzione et invezione contra l’avarizia e la cupidità de le cose del mondo, dimostrando come li omini si mutano, et incominciasi quine: O cupidigia, che i mortali ec.; nella sesta et ultima lo nostro autore finge come Beatrice, continuando le sue parole, pronunzia che ’l mondo debbe ritornare a dirittura, et incominciasi quine: Tu, perchè non ti facci ec. Divisa la lezione, ora è da vedere l’esposizione letterale col testo, e l’allegorica e morale.

C. XXVII — v. 67-78. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come vidde li spiriti beati sallire in su risplendenti e sfavillanti come fa la nieve, quando fiocca in giuso a noi; e come Beatrice l’ammonitte che guardasse in giuso e considerasse quanto avea volto del cielo stando in Gemini, dicendo così: Siccome; ecco che fa una similitudine del fioccar de la nieve a lo scintillare de li spiriti beati: Siccome di vapor gelati; ecco che dichiara di che si genera la nieve, cioè di vapori umidi e freddi che si levano dalla terra; e, quando sono montati in fine a la prima regione de l’aire, si congelano insieme e compigliansi, e fannosi nieve e cadeno giuso, fiocca; questo è verbo fatto dall’autore: fioccare è venire la nieve giù a fiocca a fiocca, In giuso l’aire: imperò che l’aire in giuso gitta li stracci della nieve, nostro; cioè di noi uomini, che siamo nel mondo, dice l’autore, quando ’l corno De la Capra del Ciel; cioè quando Capricorno che è uno segno del zodiaco iemale, nel quale, quando lo Sole è, sono li maggiori freddi et umidi che siano in tutto l’anno, perchè lo Sole è più basso che possa essere; e però dice: col Sol si tocca; cioè quando lo cielo è sotto lo detto segno, che v’è da mezzo

  1. C. M. nona zona, cioè