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[v. 1-15] | c o m m e n t o | 711 |
zione, si divido in parti cinque: imperò che prima finge come tutta la corte di paradiso risonò canto, udito quello che fu detto di sopra; nella seconda finge come santo Piero incominciò a dolersi de’ successori suoi, et incominciasi quine: La Providenzia ec.; nella terza finge come Beatrice, udendo la riprensione di santo Piero, tutta si trasmutò, et incominciasi quine: Di quel color, ec.; nella quarta parte finge come san Piero seguitò la sua riprensione contra li pastori della Chiesa, et incominciasi quine: Non fu la Sposa ec.; nella quinta parte finge come santo Piero anco continuò lo suo parlare pure contra li prelati, et incominciasi quine: In vesta di pastor ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co l’esposizioni letterali, allegoriche e morali.
C. XXVII — v. 1-15. In questi cinque ternari lo nostro autore finge che, finita la risposta d’Adam ai suoi dubbi, tutto lo cielo cantò: Gloria Patri et Filio ec.; e come santo Piero, gittando glandissimo 1 splendore, incominciare volendo la sua invettiva contra li pastori della Chiesa 2, che Iove e Marte non sono più; e però dice: Al Padre; che è la prima persona nella deità, o vero divinità, al Filio; che è la seconda, a lo Spirito Santo; che è la terza: lo Figliuolo procede pur dal Padre, e lo Spirito Santo dall’uno e dall’altro, cioè dal Padre e dal Figliuolo, Cominciò gloria tutto ’l Paradiso; cioè incominciò a cantare tutto lo Paradiso: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto, sicut erat in principio et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen— , Sì; cioè per si fatto modo, che m’inebriava il dolce canto; cioè imbriacava lo dolce canto, che io udiva, me Dante. Ciò, ch’io; cioè Dante, udia; cioè in quello luogo dai beati, mi sembiava; cioè pareva a me, un riso Dell’universo; cioè una festa che tutta la creatura facesse, rallegrandosi al suo Creatore, per che; cioè per la qual cosa, mia ebriezza; cioè la cagione del mio escimento di me, M’intrava; cioè entrava a me Dante, per l’udito e per lo viso; cioè la carità e la letizia, che io vedeva et udiva da’ beati, mi facea uscire de la mia umanità e facevami innamorare d’Iddio e di quella sua gloria, come lo vino cava di sè l’uomo et occupa lo intelletto suo; e però esclama e dice, come preso da quella beatitudine e letizia: O gioia! o ineffabile allegrezza; cioè allegrezza, che non si può esplimere! O vita intera; cioè o vita perfinita, d’amore e di pace: imperò che quine è amore e pace, cioè in vita eterna ! O senza brama sicura ricchezza; cioè o ricchezza perfetta, senza necessità ! Imperò che le ricchezze del mondo, come sono grandi; così