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c a n t o     xx. 709   

103Ma ella, che vedea il mio disire,
     Incominciò ridendo tanto lieta,
     Che Iddio parea nel suo volto gioire:
106La natura del moto, che quieta
     Il mezzo, e tutto l’altro intorno move,
     Quinci comincia, come da sua meta.
109E questo Cielo non à altro dove,
     Che la Mente Divina, in che s’accende
     L’amor che ’l volge, e la virtù ch’ei piove,1
112Luce et amor d’un cerchio lui comprende,
     Siccome questo li altri; e quel procinto2
     Colui, che ’l cinge, solamente intende.
115Non è suo moto per altro distinto;
     Ma li altri son mensurati da questo,
     Siccome diece da mezzo e da quinto.
118E come ’l tempo tegna in cotal testo3
     Le sue radici, e nelli altri le fronde,
     Omai a te può esser manifesto.
121O cupidigia, che i mortali affonde
     Sì sotto te, che nessuno àe podere
     Di traer li occhi fuor de le tue onde!4
124Ben fiorisce ne li omini il volere;
     Ma la pioggia continua converte
     In bozzacchioni le susine vere.
127Fede et innocenzia son reperte
     Solo nei pargoletti; e poi ciascuna
     Pria fugge, che le guance sian coperte.

  1. v. 111. C. A. L’amor che il volve.
  2. v. 113. quel precinto
  3. v. 118. C. A. come tempo tenga
  4. v. 123. C. A. trarre gli