76Onde la donna, che mi vidde assolto
Dell’attendere in su, mi disse: Adima1
Il viso, e guarda come tu se’ volto.
79Dall’ora, ch’io avea guardato prima,
Io viddi mosso me per tutto l’arco,
Che fa dal mezzo al fin il primo clima;
82Sicch’io vedea di là da Gade il varco
Folle d’Ulisse, e di qua presso al lito,
Nel qual si fece Europa dolce carco.
85E più mi fora discoperto ’l sito
Di questa aiuola; ma ’l Sol precedea2
Sotto ’ miei piedi, un segno e più partito.3
88La mente innamorata, che donnea4
Co la mia donna sempre, di ridure5
Ad essa li occhi più che mai ardea.
91E se natura, o arte fe pasture
Di pilliare occhi per aver la mente,
In carne umana, o ne le sue pitture,
94Tutte adunate parrebber niente
Ver lo piacer divin, che mi rifulse,6
Quando mi volsi al suo viso ridente.
97E la virtù, che lo sguardo m’indulse,
Del bel nido di Leda mi divelse,
E nel Ciel velocissimo m’impulse.
100Le parti sue vivissime et eccelse7
Sì uniforme son, ch’io non so dire
Qual Beatrice per luogo mi scelse.
- ↑ v. 77. C. A. attender lassù,
- ↑ v. 86. C. A. procedea
- ↑ v. 87. C. A. Sotto i miei
- ↑ v. 88. Donneare; vagheggiare, dilettarsi. E.
- ↑ v. 89. Ridure, come pore, trare e simili, i quali con una sola r scontransi
eziandio presso i nostri antichi. E.
- ↑ v. 95. C. A. Verso il
- ↑ v. 100. C, A. vicissime,— e così pure legge il C. Pal. publ. dal c. Palermo. E.