22Quelli ch’usurpa in terra il loco mio,
Il loco mio, il loco mio, che vaca
Ne la presenzia del Figliuol d’Iddio,
25Fatt’à del cimiterio mio cloaca
Del sangue e della puzza, onde’l perverso,
Che cadde di quassù, laggiù si placa.
28Di quel color, che per lo Sole avverso1
Nube dipinge da sera e da mane,
Vidd’ io allora tutto’l Ciel cosperso.
31E come donna onesta, che permane
Di sè sicura, e per l’altrui fallanza,
Pur ascoltando, timida si fane;2
34Così Beatrice trasmutò sembianza;
E tale eclissi credo che ’n Ciel fue,3
Quando patì la suprema Possanza.
37Poi procedetter le parole sue
Con voce tanto da sè trasmutata,
Che la sembianza non si mutò piue.
40Non fu la Sposa di Cristo allevata
Del sangue mio, di Lino e di Cleto,4
Per esser ad acquisto d’oro usata;
43Ma per acquisto d’esto viver lieto,
Sisto, e Pio, e Calisto, et Urbano5
Sparser lo sangue dopo molto fleto.
46Non fu nostra ’ntenzion ch’a destra mano
Dei nostri successor parte sedesse,
Parte dall’altra del popul cristiano;
- ↑ v. 28. C. M. lo Cielo
- ↑ v. 33. Fane, fae, fa tramesso l’n siccome in ene, ee, è ec., affinchè la voce truovi un certo riposo. E.
- ↑ v. 35. C. A. la divina Possanza.
- ↑ v. 41. C. A. di Lin, di quel di
- ↑ v. 44. C. A. E Sisto e Pio, Calisto ed