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essi per obliquo percuote l’arco della voluntà nostra, se non è dirizzato per mezzo della grazia divina o co la santa Scrittura, o co la vera dottrina dei Filosofi che fa cognoscere lo bene fallace. Seguita.
C. XXVI — v. 25-45. In questi sette ternari lo nostro autore finge com’elli rispuose a la dimanda fattali di sopra da santo Ioanni, cioè chi aveva dirizzato lo suo amore al bene universale vero et invisibile; e cessato da questo bene fallace e particulare dicendo così: Santo Ioanni evangelista mi dimandò, come fu detto di sopra, Et io: cioè Dante rispuosi: Per filosofici argomenti; cioè per argomenti, che fanno li Filosofi che diceno che ogni omo desidera lo sommo bene: imperò che lo bene è quello che ogni cosa desidera e conviene che sia sommo, altramente seguiterebbe che ne fusse uno altro che si potesse desiderare; e così, se quel non fusse sommo, anco converrebbe che ne fusse uno altro che si potesse desiderare, e così sarebbe processo infinito che essere non può. E questo così fatto bene è universale bene, tutti li beni continente dentro da sè, e questo non può essere altro che Iddio, adunqua l’argomento filosofico dirizza l’amore dell’omo in Dio. E per autorità; cioè della santa Scrittura, che; cioè la quale, quinci; cioè dal cielo, scende: imperò che dice Salomone: Omnis sapientia a Domino Deo est — , Cotal amor; cioè vero e perfetto, che è Iddio, convien che ’n me s’imprenti; cioè si suggelli naturalmente nella mia mente: imperò che dice Boezio nel terzo della Filosofica Consolazione: Est enim mentibus hominum veri boni naturaliter inserta cupiditas — . Chè ’l bene; ecco che prova come li argomenti filosofici dirizzano la mente a tale bene: imperò che ’l bene, in quanto ben, come s’intende; cioè de la mente umana, cioè altresì tosto ch’elli è appresso per lo intelletto, muove la mente ad amare lui; e però dice: Così accende amore; cioè accende la mente ad amare lui, e tanto maggio; cioè e tanto 1 maggiore amore, Quanto più di bontà in sè comprende; imperò che quanto s’intende lo bene essere maggiore, tanto più s’ama: più s’ama uno grande bene, che uno piccolo; e così cresce l’amore, come cresce lo bene. Et ora conchiude, dicendo: Dunqua a l’essenzia; cioè divina, ove; cioè nella quale, è tanto vantaggio; cioè che avanza ognaltro bene in infinito eccesso, Che ciascun ben, che fuor di le’ 2; cioè della divina essenzia, si trova; cioè nel mondo, come sono li beni particulari mondani, Altro non è ch’un lume di suo raggio; cioè uno splendore del raggio divino; e così si debbe intendere anco dei beni spirituali umani, che tutti sono raggi