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[v. 13-24] | c o m m e n t o | 691 |
grazia d’Iddio: qui significa l’uno e l’altro: imperò che la santa Scrittura intrò con amore e con desiderio nell’anima di Dante per la grazia d’Iddio, tanto ch’elli s’inamorò di quella per sì fatto modo, che sempre durò l’amore d’Iddio in lui ferventemente 1. Lo ben, che fa contenta questa Corte; ora risponde a la dimanda, cioè a che fine tende la carità sua, dicendo che quelli, ch’elli ama, è solo Iddio; e però dice: Lo ben, che fa contenta questa Corte; cioè quel bene che contenta tutti li beati, li quali cortigiani sono della corte di paradiso, ne la quale noi siamo, È Alfa et Omega; cioè principio e fine, di quanta scrittura; cioè di tutta la Scrittura, che mi dice che io abbia carità: imperò che tutta la santa Scrittura là, unqua parla della carità et ella ne parla siccome si debbe avere a Dio, siccome a principio, o ella ne parla siccome si debbe avere a l’altre cose per lui, cioè per piacere a lui, et allora è siccome fine, e però dice: Mi legge amore: imperò che tutta la Scrittura, là unqua parla de la carità, parla che Iddio principalmente si debbe amare e tutte l’altre cose per amore di lui e compiacere a lui; e così elli è lo principio e lo fine de la santa Scrittura in ogni luogo, che ella parla della carità, e lievemente, e forte; cioè là unqua mi parla del leggeri amore e del fervente amore. In questo punto io espositore parlo brieve, perchè io non vollio mettere la mia falce nella biada altrui: chi ne vuole essere più dichiarato dimandine li maestri della santa Teologia, basta a me ch’io faccio intendere lo testo.
Quella medesma voce; cioè di santo Ioanni, che paura Tolto m’avea del subito abbarbaglio; cioè che m’avea sicurato che io sarei liberato della subita offuscazione, che m’era venuta, Di ragionar ancor mi mise; cioè misse me Dante ancora, oltra quello che detto avea di sopra, in cura Di ragionar; cioè in sollicitudine di ragionare. E disse; cioè santo Ioanni. Certo; cioè certamente, a più angusto vaglio; cioè a più stretto crivello, cioè a più stretto esaminamento, Ti conviene schiarir; cioè ti conviene diventare chiaro e manifesto, come tu dirizzi a la carità, come lo crivello più stretto, più tiene del grano: imperò che tiene lo granello grosso e minuto; e così rimane più netto e puro; così tu, Dante, rimarrai più chiaro 2, dicer convienti; cioè a te Dante, Chi drizzò l’arco tuo; cioè chi dirizzò la voluntà tua, che gitta la saetta dell’amore, a tal berzaglio; cioè a tale mischia e battaglia, chente dà lo mondo e la carne; sicchè grande fatica è dirizzare l’arco della voluntà che lassi le dette cose e perquota nel bene invisibile, e lassi li beni visibili che li sono obliqui, et ad