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inanti a lo specchio e quelli raggi vestiti del colore dei corpi nei quali prima perquoteno nello specchio, e di quinde poi ritornano a l’occhio, e così pare che sentisse l’autore nostro quando disse: come color torna per vetro. Et anco è da notare che l’autore dimostra nel testo che la Luna sia corpo sperico, lucido che non abbia lume da sè; ma perquotenvi li raggi del Sole e quinde si riflettono a noi, e così è luminosa come uno specchio, e però à posto la detta similitudine. E poi che àe dimostrato per la similitudine dello specchio che conviene che la Luna abbia di po’ lo raro lo denso unde si rifletta lo radio 1 solare, muove dubbio dicendo: Or dirai; cioè ora dira’, tu; cioè Dante che dubiti, che si dimostra tetro; cioè dimostra sè nero e turbo, Ivi; cioè in quello luogo, cioè nella Luna dove si vedono quelle tre ombre, per sì fatto modo turbe, lo raggio; del Sole lo quale dentro vi perquote 2, più che ’n altre parti; cioè si dimostra turbo, Per esser lì; cioè in quello luogo, rifratto; cioè ripercosso, più a retro; che nell’altre parti della Luna. E di questo dimanda lui Beatrice, perchè questa è la cagione che molti assegnano, e però dimanda Dante se vuole tener questa parte et appresso la danna, dicendo: Da questa istanzia può deliberarti Esperienzia; cioè l’esperienzia e la pruova ti può liberare da questa quistione e da questo contasto, de la quale esperienzia dirà di sotto, se già mai la provi; cioè questa esperienzia che io dirò, Che; cioè la quale esperienzia, esser suol fonte; cioè principio dimostrativo, come la fonte ai fiumi, ai rivi; cioè alle piccole acque e fiumicelli che escono delle fonte, di nostre 3 arti; cioè matematiche che discendono da la Fisica.
C. II— v. 97-111. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come Beatrice adducesse l’esperienzia la quale propuose di sopra, e ben dico finge: imperò ch’elli è quello che ogni cosa dice; ma secondo l’ordine de la sua poesi induce a parlare Beatrice, dicendo che l’esperienzia la qual si pruova 4 di quel ch’è stato detto di sopra; cioè che lo corpo lunare non dovrebbe mostrare turbo alcuno, per che lo raggio del Sole si rifrangesse più a drieto quine che in altra parte, è questa; cioè che si pillino tre specchi e pongansi dinanti alla vista de l’omo, l’uno più a drieto che li altri due e che l’omo stia inanti a questi tre specchi, che l’uno sia più a drieto che li altri due li quali debbono essere rimoti d’uno pari; e di rieto all’omo stia in alto uno lume sì, che ragguardi tutti e tre li detti specchi. Benchè nei due prossimani risplenda più da presso mag-