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Mateo cap. xvii: Assumit 1 Iesus Petrum, et Iacobum et Joannem fratrem eius, et ducit illos in montem ecxcelsum seorsum. Et transfiguratus est ante eos. Et resplenduit facies eius sicut sol. Ecco che Iesu ai detti tre discepuli fece più chiarezza di sè, che agli altri: imperò che alli altri non manifestò la sua divinità come a costoro 2; e Piero s’interpreta fermezza di fede; Iacopo, supplantazione che n’è cagione di speranza; e Giovanni, pieno di grazia; e tanto ciascuno di questi tre eccede li altri in queste virtù, quanto ebbono maggiore notizia di Cristo, che gli altri che non viddono quella trasfigurazione. Leva la testa; queste sono parole, che tinge l’autore che santo Iacopo parlasse a lui: imperò che per lo troppo splendore, come detto è di sopra, Dante aveva inchinato lo volto; e però finge che santo Iacopo li disse che tenesse alto la testa, e fa che t’assiguri; cioè tu, Dante. Chè; cioè imperò che, ciò, che vien quassù; cioè in cielo, del mortal mondo; cioè del mondo, che è caduco e mortale, Convien ch’ai nostri raggi si maturi; cioè convien che diventi abile a sostenere lo nostro splendore; e questo dice sotto figura: imperò che ciascuno fidele cristiano, che innalza lo intelletto suo a considerare le cose celesti, convien che, intendendo a ciò, elli diventi abile a tale considerazione e diventi perfetto. Questo conforto del foco secondo Mi venne; cioè questo conforto, che detto è, venne a me Dante 3 da quello beato spirito che venne poi, cioè da santo Iacopo, ond’io; cioè per la qual cosa io Dante, levai li Occhi; miei, cioè a l’alte cose; e però dice: ai monti; à ’l Psalmista, che dice: Levavi oculos meos in montes, unde veniet auxilium mihi; e questi sono li monti, cioè li santi Apostuli, che sono posti in alto per eccellenzia di dottrina, come li monti. E qui si dimostra che l’autore, ragguardando prima la dottrina apostolica, fu soperchiato da essa per la sua grandezza che àe in sè; ma poichè l’omo s’avanza ad essa, diventa abile ad intenderla e seguitarla; e però dice: Che; cioè li quali monti, l’incurvaron; cioè piegorno loro, cioè li miei occhi, pria col troppo pondo; cioè colla troppa gravità della dottrina sua 4.
C. XXV — v. 40-48. In questi tre ternari lo nostro autore finge come santo Iacopo lo incominciò a dimandare 5 della speranza che li dicesse quello che ella era. dicendo così. Poi che per grazia; cioè data da Dio, vuol che tu t’affronti; cioè vuole che tu, Dante, guardi a fronte a fronte, Lo nostro Imperador; cioè Iddio, ansi la morte; cioè innanzi che tu muoi, Ne l’aula più secreta; cioè nella magione più secreta, che l’altre, de’suoi Conti; cioè de’suoi santi: imperò