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c o m m e n t o |
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zia ec.; nella quinta parte finge come Beatrice risponde al secondo dimando e lasciò a lui la risposta al primo, et incominciasi quine: E quella pia ec.; nella sesta parte finge com’elli rispose pienamente a la dimanda prima, et incominciasi quine: Come ’l discente ec. Divisa ora la lezione, è da vedere lo testo coll’esposizioni letterali allegoriche e morali.
C. XXV — v. 1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore descrive come visse in speranza di ritornare in Fiorenza e di poetarsi in Santo Ioanni, e però dice così: Se mai continga; cioè se per alcuno tempo avvegna, che ’l poema1; cioè questa opera di poesi, sacro: imperò che tratta di materia santa, cioè della iustizia d’Iddio che distribuisce a chi passa di questa vita quello che si debbe, cioè ai peccatori e scelerati pene eterne, et ai penitenti indulgenzia, ai buoni vita felice et eterna, Al qual; cioè poema, à posto mano; cioè dato opera, e Cielo: però che in esso è trattato delle cose celesti, e Terra: imperò che in esso è trattato delle cose terresti: imperò che in esso è stato trattato del paradiso che è in cielo, e dello inferno e del purgatorio che è in terra, Si che m’à fatto; cioè per sì fatto modo, che à fatto me Dante, macro per più anni: imperò che è stato bisogno che l’autore abbia studiato le materie occorse, che sono state alte, e lo studio e’ pensieri la l’uomo magro, Vinca la crudeltà; cioè dei citadini fiorentini 2 che erano inimici al nostro autore, perch’elli ostava a le loro tirannie, come è stato detto in più parti di questo poema, che; cioè la quale crudeltà, fuor mi serra Del bello ovile; cioè serra me Dante fuori di Fiorenza, la quale chiama ovile: imperò che, come l’ovile è ricettaculo delle pecore e difendimento di loro da’ lupi; così la cità è defensione dei citadini, che vogliano ben vivere e civilmente, dai rubbatori e da rei uomini che sono come lupi; e dice bello: imperò che Fiorenza è più bella città che abbia Italia, da Pisa in fuora, ov’io; cioè nella quale io Dante, dormi’ agnello; cioè dormitti, quando io era garzone et infante et adolescente e giovano, Nimico ai lupi: imperò che sempre fui inimico dei ri’ 3 cittadini, che vogliano tiranneggiare la cità li quali si chiamano lupi— , che li danno guerra; cioè li quali lupi danno a la città di Fiorenza guerra: imperò che non lasciano la città posare in concordia et unità, Con altra voce; cioè con altra fama, omai; cioè da quinci innanzi, con altro vello; cioè con altro ornamento, che non ò avuto infine 4 a qui, Ritornerò poeta; cioè fatto poeta
- ↑ C. M. poema; è l’opera che compie l’autore che è poeta, sacro:
- ↑ C. M. che mi sono fatti inimici, perchè io non consento a le cose loro mal fatte, come
- ↑ Ri’; rii, come le’, no’ per lei, noi e cotali. E.
- ↑ C. M. a qui, o che non sono stati li altri Poeti in fin qui: imperocchè tornerò Poeta teologo, Ritornerò