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c a n t o   xxv. 667   

46Dì quel ch’ell’è, e come se ne ’nfiora
     La mente tua, e dì onde a te venne:
     Così seguì ’l secondo lume ancora.
49E quella pia, che guidava le penne1
     Delle mie ali a così alto volo,
     A la risposta così mi prevenne:
52La Chiesa militante alcun figliuolo
     Non à con più speranza, com’è scritto
     Nel Sol che raggia tutto ’l nostro stuolo.
55Però li è conceduto che d’Egitto
     Vegna ’n Ierusalem per vedere.2
     Anzi che ’l militar li sia prescritto.
58Li altri du’ punti, che non per sapere,
     Son dimandati; ma perchè rapporti,3
     Quanto questa virtù t’è in piacere,
61A lui lasc’ io: chè non li saran forti,
     Nè di iattanza; et elli a ciò risponda.
     E la grazia di Dio ciò li comporti.
64Come ’l discente, ch’ai dottor segonda
     Pronto e libente in quel ch’elli è esperto,4
     Perchè la sua bontà si disnasconda,5
67Spene, diss’io, è uno attender certo
     Di gloria futura, il qual produce6
     Grazia divina e precedente merto.
70Da molte stelle mi vien questa luce;
     Ma quel la distillò nel mio cuor pria.7
     Che fu sommo cantor del sommo Duce.

  1. v. 49. C. A. guidò le
  2. v. 56. C. A. in Gerusalemme
  3. v. 59. C. A. perch’ei
  4. v. 65. C. A. Come discente che a dottor seconda
  5. v. 66. C. A. disasconda,
  6. v. 68. C. A. Della gloria futura, qual
  7. v. 71. C. A. Ma quei la