19Siccome, quando ’l colombo si pone
Presso al compagno, l’uno all’altro pande,
Girando e mormorando, l’affezione;
22Così vidd’io l’uno dall’altro grande
Principe glorioso essere accolto,
Laudando ’l cibo che lassù li prande.1
25Ma poi che ’l gratular si fu asciolto,2
Tacito coram me ciascun s’ affisse
Ignito sì, che vincea ’l mio volto.3
28Ridendo allora Beatrice disse:
Inclita vita, per cui l’allegrezza4
Della nostra Basilica si scrisse,
31Fa risonar la spene in questa altezza:5
Tu sai, che tante volte la figuri,6
Quante Iesu ai tre fe più chiarezza.
34Leva la testa, e fa che t’assiguri:
Chè ciò, che vien quassù del mortal mondo,
Convien ch’ai nostri raggi si maturi.
37Questo conforto del foco secondo
Mi venne; ond’io levai li occhi ai monti,
Che l’incurvaron pria col troppo pondo.
40Poi che per grazia vuol che tu t’affronti,
Lo nostro Imperador, ansi la morte,7
Ne l’aula più secreta de’ suoi Conti,
43Sicchè, veduto ’l ver di questa Corte,
La Spene, che laggiù bene innamora,8
In te et in altrui di ciò conforte,
- ↑ v. 24. C. A. si prande.
- ↑ v. 25. C. M. gratular si fu assolto — C.A. fu assolto.
- ↑ v. 27. C. A. vincieno il
- ↑ v. 29. C. A. la larghezza
- ↑ v. 31. C. A. speme
- ↑ v. 32. C. A. tante fiate
- ↑ v. 41. C. A. anzi la morte,
- ↑ v. 44. La speme