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[v. 124-141] | c o m m e n t o | 663 |
ch’elli muove li motori che muoveno li cieli, stando immobile; e però dice Boezio della Filosofica Consolazione nel terzo libro: Stabilisque manens das cuncta moveri. — con amore e con disio; ecco che dichiara come Iddio muove, cioè come amato e desiderato, e però dice che muove con amore e desiderio. Et a tal creder; come io òne detto di sopra, non ò io; cioè Dante, pur prove Fisiche; cioè solamente naturali, e matafisiche; cioè solamente trascendenti la natura, che tutte conchiude essere uno principio, che è Iddio, ma dalmi; cioè ma dammele, cioè a me Dante, Anche la verità; cioè ancora me le dà la verità, cioè le prove del mio credere, che; cioè la quale verità, quinci; cioè di cielo, piove; cioè giuso discende, Per Moise; siccome nella Bibbia, che fu duttore 1 del popolo in terra di promissione, che arrecò nelle tavole la legge che disse: Cole unum Deum— , per Profeti; che profetarono l’avvenimento di Cristo e tutto ciò che dovea fare, e per Psalmi; cioè e per lo psalmista David, che anco ne suoi Psalmi predisse quel che dovea venire, Per l’Evangelio; che scrissono li quattro Evangelisti, che ci mostrorno la fede, e per voi; cioè e per voi Apostoli di Cristo, che scriveste; le Pistole canoniche e li Atti de li Apostoli, Poi che l’ardente Spiro; lo quale discese in voi, vi fece almi; cioè santi e venerabili. E credo in tre persone eterne; cioè nel Padre, nel Figliuolo e nello Spirito Santo, che tutti sono eterni: sono tre persone et una sustanzia, e così uno Iddio, e queste; cioè tre persone, che dette sono, Credo una essenzia; essere 2 io Dante, sì una; quanto a l’essere et a la deità, e sì trina; cioè questa una essenzia, quanto a la personalità, Che sofferra; cioè essa essenzia, congiunto sono: imperò che si può dire queste tre persone sono una essenzia et una deità, e questa essenzia e deità è tre persone; e però dice: e sofferra coniunto et este; cioè è, quanto a vulgare; ma dice este per la rima: imperò che in Grammatica si. dice e scrive est, et este è de lo imperativo in numero plurali nel tempo presente.
C. XXIV — v. 142-154. In questi quattro ternari et uno versetto lo nostro autore finge com’elli dichiarò la seconda parte del dimando fatto da san Piero; cioè unde li era venuta la notizia de la fede, dicendo così: De la profonda condizion divina; cioè della condizione d’Iddio, che è sì alta, che non vi si può adiuugere dallo intelletto umano, Che io; cioè la quale condizione divina io Dante, tocco mo; cioè tocco e comprendo a vale, che sono in questo luogo, Più volte l’evangelica dottrina; che è scritta ne li Evangeli, mi si-