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[v. 112-123] | c o m m e n t o | 661 |
rivolse ad essere cristiano, Diss’io; cioè io Dante dissi, come detto è, senza miraculi; cioè ponendo che non siano stati miraculi e che ne sia dubbio, questo uno; cioè che ’l mondo sia convertito 1, È tal; cioè è sì fatto argomento e sì fatta prova, che li altri; cioè miraculi fatti, non sono ’l centesmo; cioè non sono la centesima parte di questo solo miraculo. e questo pur fu che Iddio fece molti miraculi, e tra questi miraculi fece questo grande che indusse lo mondo a la fede che è sopra natura, et a questo non si può negare; adunqua seguita che sia vero che l’opere seguite sono divine, come è divina la santa Scrittura. E che questo sia vero lo prova, dicendo: Che tu; cioè imperò che tu, san Piero, intrasti povero: imperò che con povertà, avendo abbandonato ogni cosa, e digiuno; cioè essendo con astinenzia da tutte le cose mondane, a seminar la buona pianta; cioè 2 la Chiesa, che fu come buona pianta che dovesse fare buono frutto, In campo; cioè nel campo della cristianità e di tutta la congregazione delli omini, Che; cioè la qual pianta, fu già vite; cioè abbondante, come vite a fare frutto a Dio e convertire l’anime umane a la fede, et or; cioè et al presente, cioè al tempo dell’autore, è fatta pruno; cioè è insalvatichita e diventata sterile, come è lo pruno: imperò che non fa più frutto. Seguita.
C. XXIV — v. 112-123. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che, poi ch’ebbe così risposto; tutta la corte di paradiso rendè 3 grazie a Dio; e come poi san Piero l’esaminò, più oltre addimandandolo che dicesse li articuli de la fede, la quale credeva, dicendo così: Finito questo; cioè poi che io ebbi finito questo, che è detto di sopra, l’alta Corte santa; cioè dei beati che alta è, in quanto sono in cielo et in più alto stato che possa essere, e perfetti perchè sono confirmati in grazia, Risonò per le spere; cioè.cantò per li circuli, ne’ quali erano, Un Dio laudamo 4; cioè quel canto, che incomincia: Te Deum laudamus ec., lo quale compuose santo Ambruogio e santo Augustino ne la conversione di santo Augustino, Ne la melode; cioè ne la dolcezza di canto, che; cioè lo quale, sì di ramo in ramo; cioè per sì fatto modo di parte in parte, Esaminando; cioè me Dante, già tratto m’avea; cioè m’avea tirato tuttavia più su: come chi salglie 5 in su l’arbore di ramo in ramo; così me avea tirato di questione in questione; che l’una richiedeva l’altra: imperò che prima lo dimandò che cosa è fede, poi l’esposizione de le parolede la diffinizione della fede, poi se egli l’aveva nell’anima, poi unde li era venuta, poi s’egli teneva che la santa