106Se ’l mondo si rivolse al Cristianesmo,1
Diss’io, senza miraculi, questo uno
E tal, che li altri non sono ’l centesmo:2
109Chè tu intrasti povero e digiuno
In campo a seminar la buona pianta,
Che fu già vite et or è fatta pruno.3
112Finito questo, l’alta Corte santa
Risonò per le spere: Un Dio laudamo,4
Ne la melode, che lassù si canta.
115E quel Baron, che sì di ramo in ramo,5
Esaminando, già tratto m’avea,
Che a l’ultime fronde appressavamo
118Ricominciò: La grazia, che donnea
Co la tua mente, la bocca t’aperse
Infin a qui, sì come aprir dovea,6
121Sicch’io approvo ciò, che fuori emerse;
Ma or conviene esprimer quel che credi,7
Et unde la credenza tua s’offerse.
124O santo padre, e spirito, che vedi8
Ciò che credesti sì, che tu vincesti
Ver lo sepulcro i più giovani piedi,
127Comincia’ io, tu vuoi ch’io manifesti
La forma qui del pronto creder mio,
Et anco la cagion di lui chiedesti.9
130Et io rispondo ch’ io credo in un Dio10
Solo et eterno, che tutto ’l Ciel move,
Non moto, con amore e con disio;
- ↑ v. 106. C. A. Cristianesimo,
- ↑ v. 108. C. A. Fu tal, . . . . . il centesimo:
- ↑ v. 111 . C. A. e ora è
- ↑ v. 113. C. A. lodiamo,
- ↑ v. 115. Barone; principe, signore, dal provenzale bar, baro, barone, e codesto
dal latino vir. E.
- ↑ v. 120. C. A. si dovea,
- ↑ v. 122. C. A. spremer
- ↑ v. 124. C. A. padre, spirto che
- ↑ v. 129. C. M. lui credesti,
- ↑ v. 130. C. A. Ed io vi rispondo: Io credo in uno Iddio