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p a r a d i s o i i. |
[v. 64-72] |
che l’uno è maggiore dell’altro; e come v’è di quelli che sono pari in splendori, così v’è di quelli ancora che sono pari in grandezza. Se raro; ora induce l’oppinione dell’autore, ragionando Beatrice mostrando quella essere falsa per lo consequente falso che ne seguiterebbe, dicendo così: Lo cielo ottavo à molte stelle, come dimostrato è, diverse l’una dall’altra; se raro e denso solamente fusse cagione della diversità delli splendori celesti dell’ottava spera, come tu dicesti di sopra, seguiterebbe che in loro fusse solo una virtù et influenzia maggiore e minore et equale secondo la grandezza e piccolezza e parità dei fori rari, e questo non è vero sì come si vede per effetto: imperò che diversi sono li effetti che il Cielo produce giù a noi, dunqua diverse le virtù sono e le cagioni loro. Che diversi siano li effetti quaggiù appare nell’erbe e nelle piante che ànno diverse virtù, e diverse virtù sono frutti 1 dei princìpi formali, dunqua li princìpi formali sono diversi e non uno; et usa qui quella ragione che dice: Quod 2 ex falsitate consequentis arguitur falsitas antecedentis, e però dice così: Se raro; cioè se la rarità de’ corpi, e denso; cioè e la densità dei corpi celesti, facesser ciò; cioè che appare quassù diverso, tanto; cioè solamente, e non altra cagione che la rarità e densità fusse cagione delle diversità de le virtù ch’ànno li corpi celesti ad influere quaggiù a noi, seguiterebbe questo, cioè che, Una sola virtù; cioè da essere influssa quaggiù nel mondo, serebbe in tutti; cioè corpi celesti, Più e men distributa 3; cioè divisa, secondo la grandezza e piccolezza, et altrettanto; cioè distributa ne’ corpi equali equalmente; e questo non può essere: imperò che, se le virtù che ànno li princìpi formali sono diverse, convegnano li princìpi formali essere diversi, e però dice: Virtù diverse esser convegnon frutti Dei princìpi formali; cioè essere diverse cagioni produtte da’ princìpi formali, come diversi frutti da diversi arbori, quei; cioè princìpi formali, fuor ch’uno; cioè tutti eccetto uno, cioè Iddio, lo quale è principio formale d’ogni cosa dal quale sono creati li princìpi formali segondi, o volliamo intendere del cielo primo mobile, lo quale serebbe quello che mettrebbe la sua influenzia in questo ottavo a lo Sole; se la detta opinione fusse vera, e giù la influerebbe per quelli fori, non essendo corpi come dice la tua oppinione speciale del turbo che appare nel corpo lunare, Seguitereno a tua ragion destrutti; cioè seguiterebbe secondo la ragione tua, che dice che raro e denso cagiona ogni diversità su nei corpi celesti, che Iddio in vano avesse fatto li cieli e le stelle che variano, e che li corpi celesti sono più informati infundeno le loro virtù, non fusse
- ↑ C. M. frutti; cioè effetti de’ princìpi
- ↑ C. M. Quia ex
- ↑ Distributa; dal latino distributus. E.