49Così m’ armava io d’ ogni ragione,
Mentre ch’ella dicea, per esser presto
A tal querente e a tal professione.
52Dì buon cristiano, facci manifesto:1
Fede che è? Ond’io levai la fronte
In quella luce, unde spirava questo.
55Poi mi volsi a Beatrice; et ella pronte2
Sembianze femi, perch’io spandessi3
L’acqua di fuor del mio interno fonte.
58La grazia, che mi dà ch’io mi confessi,
Comincia’io, dell’alto primo pilo,4
Faccia li miei concetti esser espressi;
61E seguitai: Come ’l verace stilo
Ne scrisse, padre, del tuo caro frate,
Che mise teco Roma nel buon filo,
64Fede è sustanzia di cose sperate,
Et argomento de le non parventi;
E questa pare a me sua quiditate.
67Allora udi’: Dirittamente senti,
Se bene intendi, perch’ella si puose
Tra le sustanzie, e poi tra li argomenti.
70Et io appresso: Le profonde cose,
Che mi largiscon qui la lor parvenza,
A li occhi di laggiù son sì nascose,5
73Che l’esser loro v’è in sola credenza,
Sopra la qual si fonda l’alta spene;
E però di sustanzia prende intenza.6
- ↑ v. 52. C. A. fatti manifesto:
- ↑ v. 55. C. A. e quella pronte
- ↑ v. 56. C. A. femmi,
- ↑ v. 59. C. A. primipilo,
- ↑ v. 72. C. A. si ascose,
- ↑ vv. 75, 78. Intenza; intensa originate dall’entensa dei Provenzali, che lo avevano tolto dal latino intentio. E.