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   [v. 64-72] c o m m e n t o 53


La spera ottava ec. Questa è la seconda lezione del canto secondo, nella quale lo nostro autore finge come Beatrice li dimostrasse che la sua oppinione del turbo che è nella Luna fusse falsa per più ragioni, e ch’ella rendesse la cagione vera di quella turbulenzia che vi si vede. E dividesi questa lezione tutta in parte sette: imperò che prima rende la cagione per la quale Beatrice dimostrò generalmente che l’opinione sua era falsa; nella seconda parte finge com’elli adducesse un’altra ragione contra la sua detta oppinione spezialmente pur della Luna, et incominciasi quine: Ancor se raro ec.; nella terza parte finge come ella tolse uno consequente di quelli dua che aveva proposto di sopra, e tolto già l’uno li quali seguitavano se vera fusse l’oppinione dell’autore, et incominciasi quine: S’elli è che questo raro ec.; nella quarta approva lo suo dire colla esperienzia, et incominciasi quine: Tre specchi ec.; nella quinta parte incomincia Beatrice a rendere la cagione di quella turbolenzia che si vede nel globo lunare, et incominciasi quine: Dentro dal Ciel ec.; nella sesta parte, seguitando la sua ragione proposta, adiungne alla sua ragione proposta la minore, quella che quinde seguita e discende, et incominciasi quine: Lo moto e la virtù ec.; nella settima et ultima arreca la detta ragione a conclusione della sua intenzione, et incominciasi quine: Virtù diversa ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere la lettera colla esposizione morale et allegorica.

C. II — v. 64-72. In questi tre ternari lo nostro autore finge come Beatrice, argomentando generalmente di tutti li corpi celesti contra la sua oppinione, dimostra che se la sua ragione fusse vera seguiterebbe uno inconveniente, lo quale tolto conviene che si tolla l’antecedente suo; ma premette inanzi una proposizione che è vera; cioè che l’ottavo cielo àe molte stelle le quali si possano vedere correre diverse nella qualità dello splendore: imperò che l’una è più splendida che l’altra; e nella quantità: imperò che l’una è maggiore de l’altra, dicendo cosi: La spera ottava; cioè lo cielo stellifero nel quale sono le stelle fisse, che è ottavo dal cielo della Luna: imperò che li cieli delli pianeti sono sette e quello è sopra a tutti, dunqua bene è ottavo dal cielo, vi dimostra; cioè dimostra a voi uomini, molti Lumi; cioè molte stelle luminose, li quali; cioè lumi, nel quale; cioè nella qualità loro, cioè nello splendore, e nel quanto; cioè e nella quantità loro, cioè nella grandezza dei corpi loro, Notar si posson per diversi volti; cioè si possono comprendere per apparenzie diverse: imperò che’ volti si piglia qui per l’apparenzie, sì che l’autore intende che li corpi luminosi che sono nell’ottava spera si possono comprendere essere diversi e per lo splendore: imperò che l’uno splende più che l’altro, e per la grandezza: imperò