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[v. 40-54] | c o m m e n t o | 633 |
avanza; e pero non è meraviglia, s’ella avanza la tua virtù visiva. Quivi; cioè in quello luogo, è la sapienzia; cioè divina: imperò che’l Figliuolo si dice Sapientia patris — , e la possanza; cioè e la potenzia: imperò che, benchè la potenzia s’attribuisca al Padre, anco è onnipotente lo Figliuolo, Ch’apri; cioè lo quale aprì, le strade 1; cioè le vie, dal Cielo a la Terra: imperò che siccome lo Verbo Divino discese di cielo in terra; così ritornò dalla terra al cielo, et aperse quella via che era chiusa, Onde; cioè de le quali strade, fu già sì lunga disianza: imperò che cinque milia anni e più desiderò l’umana generazione che tale via s’aprisse. Seguita.
C. XXIII — v. 40-54. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come la mente sua uscì di sè in quella visione; e come Beatrice lo confortò che ragguardasse la sua allegrezza, dicendo così, inducendo prima una similitudine: Come foco di nube; cioè che era acceso nella nube, generato di vapore secco, si disserra; cioè s’apre, Per dilatarsi; cioè per ampiarsi e crescere, sì; cioè per sì fatto modo, che non vi cape; cioè nella nube, E fuor di sua natura; che è pur di montare in alto, in giù s’atterra; cioè scende in giuso inverso la terra, che è contra sua natura. E così dimostra unde viene lo fulgore, che è vapore secco, involto nella nube; et, accendendovìsi, si dilata e cresce tanto, che la nube nol può contenere, unde si squarcia et apresi, et allora tuona, e lo fuoco n’esce fuora e cade inverso la terra, benchè la natura sua sia di montare in alto: imperò che natura è delle cose leggeri. La mente mia; cioè di me Dante, così, tra quelle dape; cioè tra quelli diletti di vedere Cristo e li beati; la quale visione è saziamento e nutrimento de la mente, Fatta più grande; che non era prima, di sè stessa uscio; cioè uscitte di sè medesimo. E che si fece; cioè quello che, allora ch’ella uscitte di sè, diventò la mente mia, o vero operò in quel mezzo, rimembrar non sape; cioè non si sa ricordare di quello ch’ella fece, poi che uscitte di sè. Apri li occhi; cioè tuoi, Dante, disse Beatrice, e riguarda; tu, Dante, qual son io; cioè Beatrice. Tu ài vedute cose; cioè tu, Dante, che possente Se’ fatto a sostener lo riso mio; cioè di me Beatrice; quasi dica: Poi che tu ài veduta la beatitudine di Cristo e delli altri beati, tu se’ fatto potente a sostener lo mio riso. E qui è da notare, perchè l’autore finge che la mente sua uscisse fuora di sè; e questo finse l’autore, per dimostrare che la mente umana, essendo in carne, non è potente a vedere la glorificazione di Cristo, siccome appare nella santa Scrittura, quando Cristo si trasfigurò ai tre discepoli che caddono in terra, non potendo sostenere lo splendore e per la voce paterna che udit-
- ↑ C. M. strade dal Cielo a la Terra; cioè siccome