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p a r a d i s o i i. |
[v. 48-53] |
opinione, dicendo: Et io; cioè Dante: Ciò che n’appar quassù; cioè in Cielo; e parla qui l’autore sì come quando era lassù, e però dice quassù, diverso; cioè dall’altro colore che lo Cielo à, Credo che ’l fanno i corpi rari 1 e densi; cioè lo Cielo quine u’ è rado mostra la stella, perchè lo splendore del cielo cristallino trapassa la clarità del cielo ottavo, e quine u’ è denso mostra lo colore del Cielo, perchè lo splendore non trapassa, e così credo della Luna che quine u’ è chiara è densa, e quine u’è ombrosa è rara: imperò che la Luna, nè li altri pianeti, se non lo Sole, non ànno lume da sè; ma sono illuminati dal Sole, e quine u’ è denso, si vede lo splendore chiaro et u’ è raro si vede turbo. E perchè alquanti sono stati che ànno avuto questa oppinione; cioè che ’l cielo ottavo non abbia stelle, ma certi fori tutti penetrali 2 o rari, come dice l’autore, per li quali trapassa lo splendore del primo mobile che è di sopra a l’ottavo cielo, e così appaiano a noi quelli splendori coi razzi suoi, e paiano stelle; e quello cielo cristallino primo mobile riceve quello splendore dal cielo empireo, lo quale è stabile, e cinge et aranda lo primo mobile et è tutto fatto di luce et amore, secondo che l’autore finge nel canto xxvii di questa cantica che li dicesse Beatrice. Imperò che così tiene la santa Chiesa, però per mostrare che questa oppinione sia falsa, àe indutto che sia sua oppinione non pure in quel cielo; ma in tutti gli altri poi di sotto a quello che sono di materia più rada che l’ottavo, che ne fa prova, che non c’impacciano la vista del cielo ottavo lo quale noi non vedremmo se fusseno di materia compatta e densa come l’ottavo. Anco furno di quelli che tenneno ch’el Sole desse splendore a tutti li pianeti et alle stelle de l’ottavo cielo, dicendo che quine u’ era rado risplendeva et apparia la stella, quine u’ era denso no; e questa è l’oppinione dell’autore intorno a questo dubio, secondo che elli finge per mostrare 3 poi la verità. Danna generalmente dicendo: Ed ella; cioè Beatrice disse, s’intende: Certo; cioè certamente, assai vedrai sommerso; cioè affogato, Nel falso; cioè nella falsità, il creder tuo; cioè la tua credenza e la tua oppinione, se bene ascolti; cioè tu, Dante, L’argomentar; cioè lo manifestamelo e lo spianamento de li argomenti ch’io farò contra questa tua falsa oppinione; li quali argomenti seguiranno nella presente lezione. E qui finisce la prima lezione del secondo canto, et incominciasi la seconda.
- ↑ La dottrina veramente dinamica, esposta dal Poeta sul raro e sul denso, è notabilissima in quel secolo. Beatrice rappresenta spesso l’ intuito oppositamente alla riflessione, come osserva il Gioberti. E.
- ↑ C. M. penetrabili o rari,
- ↑ C. M. per mostrare la verità poi secondo la Santa Scrittura; e però fingerà che risponda Beatrice, la quale oppinione finge ora che Beatrice danni, dicendo: