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p a r a d i s o x x i i . |
[v. 139-154] |
Sole, Maia; cioè Mercurio nato di Maia figliuola d’Atlante e di Iove e Dione; cioè Venere nata di Celio e di Dione che fu madre della seconda Venere, che la prima Venere fu figliuola di Celio ancora e d’Orne. E qui l’autore pone Maia per Mercurio, e Dione per Venere, e così tocca uno punto d’Astrologia, cioè come questi due pianeti, Mercurio e Venus, vanno sempre prossimani al Sole. E se non fusse che ànno epiciclo, per lo quale alcuna volta vanno innanti al Sole, et alcuna volta dirieto, et alcuna volta insieme, secondo che si trovano in vari siti de’suoi epicicli, sempre andrebbono coniunti col Sole e non si vedrebbono; e però dice l’autore che allora vidde la cagione di questa vicinità. Quindi; cioè del luogo, nel quale io era; e nel segno di Gemini, m’apparse; cioè apparitte a me Dante, il temperar di Iove; cioè la temperanza, che fa lo pianeto Iove, Tra ’l padre e ’l figlio; cioè tra Saturno e Marte. Saturno, secondo le finzioni poetiche, fu padre di Iove e Iove fu padre di Marte e fumo traslati in cielo e fatti pianeti, e sono in questo ordine, come è stato mostrato di sopra, che Saturno è lo supremo, lo secondo è Iove, lo terzo è Marte, lo quarto è lo Sole, lo quinto è Venere, lo sesto è Mercurio, lo settimo è la Luna; sicchè Iove, che è in mezzo tra Saturno e Marte, tempera colla sua buona influenzia la influenzia di Saturno, e di Marte 1. e quindi, cioè da quel luogo, mi fu chiaro; cioè a me Dante, Il variar; cioè lo variamento, che ànno li detti pianeti, che fanno; cioè lo quale variare fanno li detti pianeti, di lor dove; cioè di loro luogo: imperò che li pianeti ora si vedeno innanzi, ora adrieto, ora fermi in uno medesimo luogo; e però diceno li Astrologi che li pianeti alcuna volta sono progressivi, alcuna volta retrogradi, et alcuna volta stazionari, e questo addiviene per lo moto che ànno nel loro epiciclo: imperò che tutti anno epiciclo, salvo che’l Sole. E tutti e sette; cioè pianeti, mi si dimostraro; cioè mi si dimostrorno a me Dante, Come son grandi: imperò che vidde la grandezza dei loro corpi e de le loro spere, le misure de le quali sono dette di sopra. e come son veloci; cioè come fanno o tardo, o veloce lo suo corso; e di questo è stato detto di sopra, quando è stato detto in quanti anni, o in quanto tempo ciascuno pianeto fa suo corso. E come sono; cioè li detti pianeti, in distante riparo; cioè in differente ritornamene al principio del suo moto: imperò che alcuno ritorna tosto, et alcuno tardo, siccome è stato dichiarato di sopra. L’aiuola; cioè la piccola aia cioè la terra che appare fuor dell’acqua, che, come dice Boezio nel libro ii della Filosofica Consolazione, unde l’autore nostro prese
- ↑ C. M. di Marte, ohe sono rie se non fussino temperate e nocerebbeno. e quindi