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bili e grossi, che poco differenti da li animali bruti non iudicano se non come apprendono per li sentimenti, e li sentimenti s’ingannano spesso e così conviene che s’ingannino ellino nelle loro oppinioni, delle cose sottili non potendo avere scienzia: imperò che ’l sentimento non si stende tanto, e come è breve l’estensione del sentimento; cosi conviene essere breve della ragione l’estensione che seguita quelli, e però conchiude che Dante delli errori di tali non si doverebbe meravigliare, dicendo: Ella; cioè Beatrice, sorrise alquanto: lo savio 1 giuca, e poi mi disse; cioè a me Dante: S’ell’erra L’opinion dei mortali; della cosa vera è scienzia, de la non vera è oppinione; e però dice: L’oppinione, cioè la credenzia non certa de li omini s’ella erra nelle cose che non sono sensibili, e però dice, Dove; cioè in quelle cose nelle quali, chiave di senso non disserra; cioè l’apprensione del sentimento umano non apre, che è come chiave ad aprire la cosa incerta e dubbia alla ragione che seguita li sentimenti; e questo vuole dire: Se li omini sensitivi errano nelle cose che non si possono comprendere per li sentimenti, certamente non te ne dovresti meravigliare oggimai che ài veduto che la ragione umana, andando di rieto a’ sentimenti, può errare se ’l sentimento erra: imperò che come apprende falsamente lo sentimento; così la ragione che seguita lo sentimento, come in questo è che l’occhio apprende lo turbo che è nella Luna, e ciascuno che à occhi questo vede; ma non la ragione di ciascuno la cagione apprende, perchè lo sentimento noll’apprende, e così non lo può apprendere la ragione che va di rieto al sentimento, e però dice: Certo non ti dovrien punger li strali D’ammirazion omai; cioè certamente non dovresti esser punto dal pungolo della miraviglia, se tu vedi errare li omini che vanno drieto ai sentimenti. Vedi; cioè tu. Dante, che la ragione; cioè umana, à corte l’ali dirieto a’sensi; cioè seguitante li sensi non si può estendere a comprendere altra cosa, se non quello che comprende lo sentimento, e lo sentimento vede poco da lunga; e così vede poco da lunga la ragione de li omini grossi e sensibili, che vanno di rieto ai sentimenti.
C. II — v. 58-63. In questi due ternari finge l’autore che Beatrice domandasse lui della sua oppinione nel dubbio mosso da lui, et elli la minifesta, e Beatrice quella danna promittendo di subiungnere 2 li argomenti che si porranno nell’altra lezione; e però dice: Ma dimmi; cioè tu, Dante, quel che tu da te ne pensi; cioè del dubbio mosso da te, cioè che sia cagione di quelle tre ombre che si vedeno nella Luna quando ella è tonda; c perciò elli adiunge la sua