Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
608 | p a r a d i s o x x i i . | [v. 22-36] |
quassù; cioè del cielo, cioè d’Iddio, non taglia in fretta; cioè non fa in fretta la sua esecuzione, Nè tardo; cioè nè non tallia tardamente, cioè nè non tarda la iustizia punitiva d’Iddio: imperò che Iddio ogni cosa fa a modo et a misura: non fa Iddio nè troppo tosto, nè troppo tardo li suoi fatti, ma ch’al parer di colui; cioè se no al parere di colui, Che disiando; cioè lo quale con desiderio, l’aspetta; cioè la divina iustizia, et a colui non può essere sì tosto, che nolli paia tarda, o temendo l’aspetta; cioè la divina iustizia, et al parere di colui che l’aspetta temendo, non sa tanto indugiare che nolli paia troppo tosto; sicchè due sono le condizioni delle persone a le quali la iustizia punitiva d’Iddio non pare che vegna a modo debito. L’una di coloro che la desiderano in altri, che per lo desiderio che n’ànno non viene sì tosto, che non paia loro che troppo indugi; l’altra è di coloro che la temano in sè, che per la paura che n’ànno non viene sì tardi, che non paia loro troppo tosto: e questo intende di quelli che sono nel mondo, che chi la desidera e chi la teme: desideranola li buoni e temenola li rei; o di quelli che sono nello inferno che la temano; li altri, cioè li beati e quelli che sono in grazia, stanno contenti a la voluntà d’Iddio. Et anco può essere che uno medesimo uomo alcuna volta la desideri, et alcuna volta la tema, secondo le condizioni sue con sè medesimo: imperò che, se l’omo è bene disposto, desidera d’essere tosto punito del suo peccato; e s’elli è male disposto, n’à paura. Et anco uno medesimo omo la desidera in altrui, e temela in sè. Ma rivolgeti; cioè tu, Dante, omai; cioè ingiummai, in verso altrui; ecco che Beatrice l’ammonisce che si rivolga a vedere li spiriti, che quine sono, Ch’assai; cioè imperò che assai, illustri spiriti; cioè chiari spiriti, vedrai; cioè tu, Dante, Se, come dico; cioè io Beatrice, l’aspetto redui; cioè riduci lo tuo sguardo in verso loro. Seguita.
C. XXII — v. 22-36. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, ammonito da Beatrice, si rivolse e vidde molti beati spiriti; e come uno di quelli l’incominciò a parlare, dicendo così: Come a lei; cioè a Beatrice, piacque; che di ciò m’ammonitte, li occhi; cioè miei, dirizzai; cioè in verso la parte dirieto. E per questo nota l’autore ch’elli dirizzò la ragione e lo intelletto suo a considerare quelli che erano stati contemplativi nel mondo, di che la santa Scrittura fa menzione; e questo fu lo guardare a drieto; cioè considerare quelli che erano passati contemplativi, degni d’essere fatto menzione di loro in questo luogo; e dice che questo fece per ammonizione di Beatrice: imperò che qui non nomina, se non di quelli che la santa Chiesa tiene che siano santi; e la santa Teologia ci ammonisce che debbiamo tenere quello, che santa Chiesa tiene. E viddi;