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606 | p a r a d i s o x x i i . | [v. 1-21] |
diciaria. l’incomincioe a contare della lentezza che è venuta nei monaci e ne’religiosi del mondo a fare bene, diventati tutti carnali dove solevano essere spirituali, e come gravemente li minacciò de l’iudicio d’Iddio, e come Beatrice l’accennò che montasse su per la scala predetta, e come si trovà 1 nell’ottava spera in Gemini e come a lui fece invocazione, e come per eonsillio di Beatrice si rivolse in giù e vidde tutti li pianeti ch’aveva passati e la terra che aveva lasciata, et incominciasi quine: Ma per salirla mo ec. La prima, che sarà la prima lezione, si divide tutta in cinque parti: imperò che prima finge come, meravigliandosi del suono predetto ricorse a Beatrice come fa lo figliuolo a la madre, e come Beatrice lo conforta e dichiaràlo di quel suono et ammonittelo che riguardasse a li spiriti che vedeva venire verso loro; nella seconda finge come uno di quelli spiriti, stando elli stupido a ragguardarli, l’incominciò a parlare,et incominciasi quine: Come a lei piacque ec.; nella terzia finge come, continuando suo parlare, li manifestò per circustanzie come elli era santo Benedetto, e come convertitte Monte Casino e le circustanzie a la fede cristiana, et incominciasi quine: Quel monte ec.; nella quarta parte finge com’elli fece prego a san Benedetto di vederlo nella sua essenzia, et incominciasi quine: Et io a lui ec.; nella quinta parte finge come santo Benedetto li dichiara che ora nol può vedere; ma quando sarà suso nel cielo empireo lo vedrà, cioè al sommo de la scala per la quale montavano e scendevano li beati spiriti, et incominciasi quine: Ond’elli: Frate, il tuo caldo ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo colle sue esposizioni allegoriche e morali.
C. XXII — v. 1-21. In questi sette ternari lo nostro autore finge com’elli, meravigliatosi del suono predetto, ricorse a Beatrice per soccorso; e com’ella lo dichiarò, dicendo così: Oppresso; cioè aggravato, da stupore; cioè da meraviglia io Dante, a la mia guida; cioè Beatrice, mi volsi; cioè volsi me Dante; e fa la similitudine: come ’l parvol; cioè lo fanciullo, che ricorre Sempre colà; cioè a quello luogo et a quella persona, dove più si confida; cioè nel qual luogo, o nella qual persona, àe maggior fidanza; e così ricorsi io a Beatrice. Ma quella; cioè Beatrice, come madre che soccorre Subito; cioè subitamente senza indugio, al fillio pallido; cioè smorto per la paura, et anelo; cioè et angoscioso per lo battere del pulmone, Co la sua voce; dicendo: Che ài tu, figliuol mio? che ’l suol ben disporre; cioè la quale voce suole bene disponere lo suo figliuolo, io ricorsi a Beatrice come figliuolo a la madre, et ella mi soccorse come la ma-
- ↑ Truovà, cadenza primitiva, che è la base della terza persona plurale, formata dalla giunta di ro o rono. Trova-rono. E.