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c a n t o   xxii. 603   

82Chè quantunche la Chiesa guarda, tutto
     È de la gente che per Dio dimanda,
     Non de’ parenti, nè d’altro più brutto.
85La carne dei mortali è tanto blanda,
     Che giù non basta buon cominciamento
     Dal nascer de la quercia al far la ghianda.
88Pier cominciò senza oro e senza argento,
     Et io con orazioni e con digiuno,
     E Francesco umilmente il suo convento.1
91E, se guardi al principio di ciascuno,
     Poscia riguardi laddov’è trascorso,
     Tu lì vedrai del bianco fatto bruno.
94Veramente lordan volt’è retroso:
     Più fu lo mar fuggir, quando Iddio volse,
     Mirabil a veder, che quel soccorso.2
97Così mi disse, et indi si ricolse
     Al suo collegio, e ’l collegio si strinse;
     Poi come turbo in sè tutto s’accolse.
100La dolce donna dietro a lor mi pinse
     Con un sol cenno su per quella scala:
     Sì sua virtù la mia natura vinse.
103Nè mai quaggiù, dove si monta e cala,
     Naturalmente fu sì ratto moto,
     Ch’agguagliar si potesse a la mia ala.
106S’io torni mai, Lettor, a quel devoto
     Triunfo, per lo qual io piango spesso
     Le mie peccata, e ’l petto mi perquoto,
109Tu non avresti in tanto tratto e messo
     Nel fuoco il dito, in quanto viddi il segno,
     Che segue ’l Tauro, e fui dentro da esso

  1. v. 90. C. A. umilmente suo
  2. v. 96. C. A. che qui il