52Et io a lui: L’affetto, che dimostri
Meco parlando, e la buona sembianza,
Ch’io veggio e noto in tutti li ardor vostri.
55Così à dilatata mia fidanza,1
Come ’l Sol fa la rosa, quando aperta
Tanto divien, quant’ell’à di possanza.
58Però ti prego: e tu, padre, m’accerta
S’io posso prender tanta grazia, ch’io
Ti veggia con imagine scoperta.
61Ond’elli: Frate, il tuo caldo disio2
S’adempierà in su l’ultima spera,
Ove s’adempien tutti li altri e ’l mio.
64Ivi è perfetta natura, et intera3
Ciascuna disianza: in quella sola
E ogni parte là, dove sempre era:
67Perchè non è in loco, e non s’impola,
E nostra scala infin ad essa varca;
Onde così dal viso ti s’invola.
70Insin lassù la vidde il patriarca
Iacob porger la superna parte,
Quando li apparve d’Angeli sì carca.
73Ma per salirla mo nessun diparte
Da terra i piedi; e la regola mia
Rimasa è giù in danno de le carte.
76Le mura, che solcano esser badia,
Fatte sono spilonche, e le cucolle4
Sacca son piene di farina ria.
79Ma tanto usura grave non si tolle
Contra ’l piacer d’Iddio, quant’è quel frutto,
Che fa il cuor de’ monaci sì folle.
- ↑ v. 55 A. Così mi à dilatata
- ↑ v. 61. C. A. tuo alto
- ↑ v. 64 C. A. Quivi è perfetta, matura ed
- ↑ v. 77. C.A. cocolle