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[v. 136-142] | c o m m e n t o | 599 |
C. XXI v. 136-142. In questi due ternari et uno versetto lo nostro autore finge che, fatta la detta esclamazione dal detto beato spirito, vennono giù per la scala più altri beati spiriti girandosi e gittando grandissimi splendori, et andorno intorno a lo spirito che esclamato aveva, gridando fortissimamente; e però dice: A questa voce; cioè quando lo detto spirito, cioè Piero Dammiano; disse: O pazienzia che tanto sostieni! — , vidd’io; cioè viddi io Dante, più fiammelle Di grado in grado scender; cioè più beati spiriti descendere di grado in grado giù per la scala detta di sopra, rinchiusi dentro a quelle fiammelle, e girarsi; cioè in circulo, come è stato detto di sopra; et assegna la cagione della fizione: Et ogni giro; che facevano le dette fiammelle, le facea più belle: imperò che più risplendevano, che quanto più ritornavano a Dio, più si rallegravano; e quanto più si rallegravano, tanto più risplendevano. D’intorno a questa; cioè 1 che aveva fatto l’esclamazione, vennero; cioè le dette anime, e fermarsi; cioè intorno a la predetta. E fer un grido; cioè tutte insieme, di sì alto suono; cioè di grande altezza fu lo grido, Che non potrebbe qui; cioè in questo mondo, dove era l’autore quando queste cose scrisse, assimigliarsi: imperò che non è cosa, che rispondesse a la similitudine. Nè io; cioè Dante, le ’ntesi; cioè le dette fiammelle, cioè quello che dicesseno in quel grido, sì; cioè per sì fatto modo, mi vinse il tuono; cioè lo suono del tuono che fu sì grande, che non mi lasciò intendere le parole, che disseno li detti beati spiriti in quello grido. E questo s’accorda colla fizione detta di sopra, et esposta di sopra al principio del canto, secondo l’allegoria. E qui finisce lo canto xxi, et incominciasi lo canto xxiidi questa terza cantica.
- ↑ C. M. cioè d’intorno a questa fiammella, che