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c o m m e n t o |
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colei; cioè per Beatrice, che ’l chieder mi concede; cioè la qual mi concetta ch’io ti dimandi, Vita beata; cioè tu, anima beata, che ti stai nascosta Dentro a la tua letizia; cioè dentro al tuo splendore, che dimostra la tua letizia, fammi nota la cagion; cioè fammi manifesta la cagione, che; cioè la quale, sì presso mi t’accosta; cioè perchè se’ venuta sì presso a me più, che l’altre. E dì; ancora tu, beata anima, perchè si tace in questa rota; cioè in questo pianeto Saturno, che rota intorno al mondo, come li altri pianeti, La dolce sinfonia; cioè lo dolce concorde vile canto, di paradiso; cioè di vita eterna, Che giù; cioè la quale di sotto da questo pianeto, per li altri; cioè pianeti, suona sì devota; cioè sode sonare sì devotamente da quelli beati spiriti, che in essi si rappresentano, come è stato detto e dimostrato ne’luoghi passati. E così àe 1 mosso l’autore due quistioni a la detta beata anima, che si li era appresentata.
C. XXI — v. 61-72. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come la detta beata anima rispuose ad amenduni li suoi dubbi; prima al secondo e poi al primo, dicendo così: Tu; cioè Dante, ài l’udir mortal: imperò che se’ anco mortale, com’ài ’l viso; cioè come tu ài lo vedere mortale, perchè nella carne e non apprendi colli occhi corporali lo riso mentale che qui si fa, come non apprendi coll’udire corporale lo canto mentale che qui si fa. In questo pianeto si rappresentano li spinti beati che sono stati contemplativi, e la contemplazione sta solamente nella mente; e però ogni nostra letizia è mentale, sicchè ’l canto nè ’l riso non appare alli occhi corporali, nò alli orecchi corporali; e questa è la ragione, che solve lo secondo tuo dubbio. E, soluto 2 lo secondo, solve ora lo primo, dicendo: Giù per li gradi de la scala santa; della quale scala fu detto di sopra: questa scala è quella, per la quale i contemplativi ascendano suso a Dio, e li gradi di questa scala sono le cose create da Dio, le quali considerando l’anima devota, ascende a Dio, Discesi; cioè io Beatrice, tanto; cioè quanto tu vedi, sol; cioè solamente, per farti; cioè per fare a te Dante, festa; cioè letizia et allegrezza, Col dire; cioè col mio parlare, e co la luce; cioè con questa luce e questo splendore, che m’ammanta; cioè la quale mi veste e fammi visibile a te. Nè più amor mi fece esser più presta; cioè nè non venni più sollicita io che l’altre per più amore, che io t’avesse più che l’altre; nè non mi fu dato lo venire perch’io avesse più carità che l’altre, benchè ci siano di quelle che abbiano più carità che l’altre, e di quelle che siano pari in carità, siccome
- ↑ C. M. così à fatto due dimandi l’autore all’anima rappresentala a lui; cioè perchè sì presso si gli accostava, e perchè non si cantava quine.
- ↑ Soluto, ora meglio sciolto; ma quello trae origine dal participio latino solutus. E.