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unde erano venuti, et alquanti andorno altro’ 1, et alquanti roteorno quine. E questa fizione non à fatto l’autore senza cagione; ma sotto senso allegorico dimostra come a la fantasia sua si rappresentorno alquanti beati spiriti che sempre erano stati contemplativi, e questi che sono quelli che ritornorno unde erano venuti; imperò tali beati animi sempre da Dio tornano a Dio, alquanti vanno altro’; e questi sono quelli che lasciato ànno la contemplazione e sono iti di rieto a le virtù attive poi, et altri sono che roteano e girano quine; e questi sono quelli che, usciti de la contemplazione, girano per certi atti virtuosi; ma pur ritornano a la contemplazione. E seguita poi di questi terzi attivi, dicendo: E quel, che presso più ci si ritenne; cioè e quel beato spirito che ci si ritenne più presso, cioè nell’attiva sua, per sodisfare a me Dante che avea bisogno di lui, che fu atto di carità, Si fe sì chiaro; e questo fu per lo grande fervore de la carità, che mostrò, ch’io; cioè che io Dante, dicea pensando; cioè diceva col pensieri, io Dante, Vegg’io ben l’amor che tu; cioè beato spirito, m’accenne; cioè mi dimostri coi cenni e cogli atti. Seguita il testo: Ma quella ec.
C. XXI — v. 46-60. In questi cinque ternari lo nostro autore finge com’elli diceva nel suo pensieri, oltra le parole dette, ancora quelle che seguitano ora in questa parte; e come Beatrice, vedendo lo suo tacito pensieri, lo confortò ch’elli dimandasse lo beato spirito che s’era approssimato, dicendo così: Ma quella; cioè Beatrice; ond’io; cioè dalla quale io Dante, aspetto el come e ’l quando Del dir e del tacer; cioè l’ammonimento e lo conforto, quando si debbia e come si debbia tacere; e così come si debbia tacere, e quando si debbia dire, si sta; e non mi dice nulla, ond’io; cioè unde io Dante, Contra’l disio; cioè contra lo mio desiderio, fo ben; cioè faccio bene, s’io non dimando; cioè non dimando questo beato spirito, ben ch’io desideri di sapere. Per ch’ella; cioè per la qual cosa ella, cioè Beatrice, che; cioè la quale, vedea il tacer mio; cioè lo tacer di me Dante: imperò che vedeva quello ch’io tacitamente pensava, Nel veder di Colui; cioè nel veder d’iddio, che; cioè lo quale Iddio, tutto vede; imperò che ogni cosa vede, Mi disse; cioè a me Dante: Solve ’l tuo caldo disio; cioè solve lo tuo ardente desiderio. Et, avuta la licenzia da Beatrice, incominciò a parlare, e però dice: Et io; cioè Dante, incominciai; cioè a parlare così a lo spirito che era venuto: La mia mercede; cioè lo mio merito, Non mi fa degno de la tua risposta; cioè io non so 2 degno per mio merito che tu mi risponda. Ma per