Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
[v. 19-33] | c o m m e n t o | 587 |
di sustanzie. E per questo finge l’autore che nel detto pianeto si rappresentino li eremiti e li omini contemplativi, perchè ànno seguitato le influenzie di tale pianeto nelle loro buone operazioni, mentre che sono stati nel mondo. E però di questi così fatti omini, che sono stati poveri contemplativi et eremiti, farà menzione in questo pianeto Saturno, sotto ’l quale, cioè sotto lo re Saturno che fu prima re di Creta, poi d’Italia, cioè di quella parte che si chiamò Lazio: perocchè ebbe allora lo mondo omini in Italia di sì fatte condizioni, cioè rustici e pacifici e non curanti de le cose del mondo; ma sì di quelle del cielo, disseno li Poeti che sotto Saturno fu l’età aurea più preziosa che tutte l’altre, perchè li omini a rispetto dell’altre visseno in stato d’innocenzia. E però finge l’autore che li beati di sì fatta condizione si rappresentino quine, perchè è stato che più piace a Dio, cioè lo stato dei contemplativi; e però disse Cristo: Optimam partem elegit sibi Maria, et non auferetur ab ea 1. Seguita.
C. XXI — v. 19-33. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, ammonito da Beatrice, si diede a riguardare lo settimo pianeto; cioè Saturno, e dice come lo vidde fatto, dicendo così: Qual; cioè colui lo quale, savesse; cioè sapesse, qual’era la pastura Del viso mio; cioè chente era la refezione, che sentiva la mia vista, nell’aspetto beato; cioè nel ragguardamento beato che io foce va nel volto di Beatrice, come appare al principio del canto, quando dice: Già eran li occhi miei refissi al volto De la mia donna — , Quand’io; cioè Dante, mi trasmutai dall’altra cura; cioè dall’altro pensieri, che io aveva della materia passata. Ecco che dichiara lo tempo, quando ebbe lo viso suo sì fatta refezione e sì fatto diletto; cioè quando lasciò lo pensieri de la materia passata, e tornò a vedere quello che vuole la santa Teologia demonstrare de la materia presente. E questo è secondo l’allegoria; nella quale considerazione mostra ch’avesse grandissimo diletto; e però finge che gli occhi suoi avesseno sì grande diletto, ragguardando ’l volto di Beatrice. E seguita e dice che chi sapesse questo, cognoscerebbe quanto volontieri obediva Beatrice, che per obedirla, rimossi li occhi suoi dal suo volto, unde ricevea tanto diletto, e volseli a ragguardare lo pianeto Saturno, com’ella li comandò; e però dice: Cognoscerebbe; cioè quel così fatto, quanto m’era a grato; cioè in quanto piacere m’era, Obedire a la mia celeste scorta; cioè a Beatrice che mi scorgea e guidava per lo cielo, poi che per obedirla mi levai da tanta consolazione e tanto bene, quanto io aveva in ragguardare lo suo
- ↑ La Volgata legge, Luc. c. x. v. 43: Maria optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea. E.