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c o m m e n t o |
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infunde in loro alcuno fervore de la sua carità che è più ardente 1
che fuoco. Chè la bellezza mia cioè imperò che la mia bellezza, cioè di me Beatrice, che; cioè la quale, per le scale; cioè per li montamenti, De l’eterno palazzo: cioè di vita eterna, più s’accende: imperò che, come àe finto di sopra, sempre quanto àe più montato suso, tanto àe mostrato Beatrice più bella; e però dice: Come ài veduto; cioè tu, Dante, quanto più si sale; cioè quanto più salliamo in su. E questo è secondo allegorico intelletto: imperò che quanto la santa Scrittura più s’inalza a trattare delle cose alte d’Iddio, tanto è più bella. Se non si temperasse; cioè lo suo fulgore, tanto splende; cioè la mia bellezza a vale più, che nelli altri pianeti passati, Che ’l tuo mortal potere; cioè che la tua potenzia, che se’ mortale e non se’anco venuto a perfezione di beatitudine, al mio fulgore; cioè al mio splendore, Serebbe fronda: cioè come fronde d’arbore, che; cioè la qual fronde, trono scoscende; cioè tuono fa cadere, cioè come la fronde cade, che non può sostenere l’impeto del tuono; così cadrebbe la tua potenzia visiva, che non potrebbe sostenere lo mio fulgore. E nota qui, lettore, lo grande eccesso dal tuono a la fronde; così da la potenzia di Dante al fulgure di Beatrice. Noi; parla Beatrice e dice a Dante: Noi siam levati; cioè tu, Dante, et io Beatrice, al settimo splendore; cioè al settimo pianeto del cielo, che è Saturno, Che sotto ’l petto del Leone ardente Raggia mo; cioè lo quale Saturno ora è sotto quel segno, che si chiama Leone, misto giù del suo valore; cioè mescolato giù nel mondo del valore del Leone. Nel 1300 lo primo venardi’ poi che ’l Sole è intrato in Ariete, finge l’autore che avesse questa visione et allora Saturno era in Leone, secondo lo suo corso. Ficca di rieto alli occhi tuoi la mente; dice Beatrice a Dante: Ficca la mente tua a considerare di rieto alli occhi, cioè secondo che vedeno li occhi tuoi, E fa di quelli; cioè de’tuoi tu, Dante, specchio a la figura; cioè sicchè in essi riluca, come specchio, Che; cioè la qual figura, in questo specchio; cioè in questo pianeto rilucente, siccome specchio, tutti corpi celesti sono ricettivi di luce dal Sole; così dice che in Saturno riluceva una figura che rappresenterà lo stato di quelle anime che sono state beate, seguitando la sua buona influenzia della virtù contemplativa, ti sarà parvente; cioè apparrà a te Dante. E perchè l’autore àe dimostrato, secondo lo moto usato, che subito salitte da Iove in Saturno, debbiamo vedere quanto è l’altezza maggiore di Saturno e la minore, come abbiamo veduto delli altri. E prima debbiamo sapere che la minore altezza di Saturno, che è la maggiore di Iove, è, secondo che dice Alfragano capitolo xxi e xxij, qua-
- ↑ C. M. ardente all’anima che non è lo fuoco al corpo. Chè