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appresso; cioè dopo la corruscazione, coll’occhio più acceso; cioè la detta aquila coll’occhio suo più acceso, che prima, Lo benedetto segno; cioè l’aquila predetta, mi rispuose; cioè rispuose a me Dante. Per non tenermi in ammirar sospeso; cioè per non tenermi più in dubbio per lo quale io mi maravigliava, come appare nelle parole dette, cioè: Che cose son queste? Aveva detto la detta aquila che li beati spiriti, che l’uno, era lo primo allato al becco nel cillio dell’occhio, era Traiano imperadore, et ora appresso disse che lo quinto era Rifeo traiano; et amenduni costoro furno infideli, e però si meravigliava l’autore come fusseno salvati. E però diceva: Che cose son queste? Seguita.
C. XX — v. 88-99. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come la detta aquila incominciò a dimostrare a l’autore alcune proposizioni verissime, che saranno dichiaragione ai dubbi. E prima dimostra a lui com’ella vede lo suo dubbio in generale, dicendo così: Io; cioè aquila santa, veggio, che tu; cioè Dante, credi queste cose; cioè quelle, che io t’òne detto di Traiano e di Rifeo, Perch’io; cioè perchè io aquila, le dico; cioè a te, ma non vedi come; cioè non vedi come sia vero quello che io dico, Sì che, se non credute; cioè da te, sono ascose; cioè 1 non sono note a te, se non per lo credere. Fai; cioè tu, Dante, come quei; cioè come fa colui, che la cosa per nome Apprende ben; cioè sae bene come si chiama la cosa per suo nome, ma la sua quiditate 2; cioè la sua essenzia, Veder non puote; cioè colui, che cognosce la cosa per nome, s’altri; cioè se altri, non la improme; cioè non gliele manifesta. Et ora adiunge una proposizione mirabile e quella dichiara come si debba intendere, dicendo: Regnum Caelorum; questo dice l’autore in Grammatica 3, che viene a dire: Lo reame del Cielo, violenzia pate; cioè che gli è fatto forza et è acquistato per forza da queste due virtù; cioè: Dal caldo amore; cioè d’ardente carità, e da viva speranza; cioè da speranza ferma che l’omo abbia in Dio, la quale speranza non sia deficiente, Che; cioè la quale ardente carità e la quale viva speranza, vince la divina voluntate; ecco grande parola, cioè che la voluntà divina sia vinta, e così quella di sopra che l’regno del cielo sia violentato; ma elli dichiara come si dè intendere, quando dice: Non a guisa; cioè non a quel modo lo regno del cielo pate violenzia, nè la divina
- ↑ C. M. cioè sicchè sono ascose a le Dante, se non credute; cioè se non per lo credere; cioè tu credi queste cose, perchè te l’abbo dette; ma come siano t’è ascoso: imperocchè lo vedi lo modo. Fai;
- ↑ San Tommaso esponendo il libro d’Aristotile intorno alla Generazione e Corruzione, così dice: Quid quid est; idest quiditas, seu specics - Ed altrove: Quiditates rerum non sunt aliud a rebust nisi per accidens. E.
- ↑ In Grammatica; in latino, secondo la lingua latina. E.