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[v. 79-87] | c o m m e n t o | 571 |
di sopra. E dividesi questa lezione in parti sei: imperò che prima finge com’elli, non patendo dimoranza al suo dubbio, disse alcuna parola, e come la detta aquila s’apparecchiò a rispondere; nella seconda finge come la detta aquila incominciò a proponere alcune proposizioni vere, le quali saranno via a le dichiaragioni dei dubbi, et incominciasi quine: Io veggio, ec.; nella terza parte finge come la detta aquila tocca li due dubbi et incomincia a solvere l’uno, et incominciasi quine: La prima vita ec.; nella quarta parte finge come compiuto di solvere lo primo incominciato, solve l’altro, et incominciasi quine: L’altra per grazia ec.; ne la quinta parte finge come, perchè s’apparteneva a la materia dichiarata, intrò nella dubitazione della predestiuazione, et incominciasi quine: O predestinazion, quanto remota ec.; nella sesta et ultima parte finge come, finito lo parlare della detta aquila, vidde alcuno segno lare a quelli due spiriti dei quali erano stati li due dubbi, et incominciasi quine: Così da quella ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo coll’esposizioni letterali, allegoriche e morali.
C. XX — v. 79-87. In questi tre ternari lo nostro autore finge come, commosso per le cose dette di sopra dalla detta aquila da due dubbi; li quali dubbi erano noti a li detti beati spiriti che erano nella detta aquila, non potette tacere che elli non mostrasse ammirazione sopra li detti due dubbi, dicendo così: Et avvegna; ecco che fa nel suo parlare avversazione, dicendo: Ben ch’io; cioè Dante, fossi al dubbiar mio; cioè a li due dubbi, ch’io aveva, Lì; cioè in quel luogo, quasi vetro; ecco che fa una similitudine, cioè che come nel vetro si vede lo colore, di che è dipinto di fuori; così si vedeano in me li miei dubbi, che io aveva d’entro, da quelli beati spiriti: imperò che vedevano in Dio lo mio concetto d’entro; e però dice che, benchè elli fusse inanti a quelli beati spiriti quanto al suo dubbio, come è lo vetro, a lo color che ’l veste; cioè a qualunqua colore veste lo vetro di fuora o bianco, o nero, o qualunqua si sia, ch’ello dimostra incontenente; così dimostrai io li miei dubbi. Tempo tacendo aspettar non patio; cioè lo mio dubbiare sì era grave, che non patio d’aspettar tempo tacendo. Ma de la bocca; cioè mia di me Dante, Che cose son queste? cioè le quali io odo e veggo? Mi pinse; cioè pinse a me Dante lo mio dubbiare le parole dette di sopra, cioè: Che cose son queste? co la forza del suo peso; cioè co la forza de la sua gravezza, cioè sì m’erano gravi li miei dubbi che io non potei tacere ch’io non dicesse: Che cose son queste? et aspettare la soluzione della detta aquila. Per ch’io; cioè per la qual cosa, cioè per lo mio dire, io Dante, di coruscar; cioè di risplendere in quella aquila, viddi gran feste; cioè grandi letizie. Già è stato detto che le beate anime dimostrano letizia col fiammeggiare. Poi