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[v. 43-54] | c o m m e n t o | 567 |
lappole: imperò che sempre si muove, Di che; cioè della quale circunferenzia, ragiono; cioè io aquila, cioè de l’arco superno; ecco che dichiara di qual circunferenzia intende, cioè dell’arco di sopra dal cillio; e così appare manifestamente quello che òne detto, Morte indugiò per vera penitenzia; questo fu Ezechia re di Iuda. Lo popolo d’Iddio aveva partito lo regno in due regni; l’uno si chiamava re di Ierusalem 1, e l’altro si chiamava re di Iuda. Avvenne che uno re dei pagani assediò Ierusalem, dove stavano amenduni questi re; et Iddio vendicò lo popolo suo e misse in esterminio tutto l’esercito e lo re 2, benchè solo lo re scampò con diece 3 suoi baroni; ma fu ucciso poi da’suoi, sicchè Ezechia ne montò in tanta superbia che Iddio li mandò profeta Isaia, che li dicesse che acconciasse li fatti suoi ch’elli dovea morire della infermità ch’elli aveva, che avea uno apostema nel capo e perciò febricitava. Unde converso a la parete, pianse lo suo peccato amaramente, pregando Iddio che li desse indugio a la morte sua, tanto che avesse qualche figliuolo. Unde lo profeta tornò a lui e disse: Perchè ài avuto contrizione del tuo peccato, Iddio t’à perdonato e prolungato la vita tua 15 anni; et in segno di ciò lo Sole tornerà adrieto 15 gradi che era già a l’occidente, e così fu. E però dice l’autore le parole scritte, cioè: Morte indugiò per vera penitenzia; imperò che li fu prorogata la vita 15 anni, e fu re iusto e di santa vita. Ora; che è in paradiso, cognosce che l’iudicio eterno Non si trasmuta, cioè ora, che è Ezechia a vita beata, cognosce che Iddio non muta lo suo eterno iudicio, benchè a lui trasmutasse lo termino 4 della vita: imperò che ab eterno Iddio aveva ordinato, come avvenne, quando degno preco 5 Fa crastino; cioè fa dimane, laggiù; cioè nel mondo, dell’odierno; cioè di quello che debbe essere oggi. Benchè Iddio indugi sua sentenzia per li preghi de’iusti omini, non passa però che non si faccia quello che Iddio àe ordinato, eziandio che si rivocasse al tutto quello che dovea essere: imperò che la revocazione sarebbe quanto a noi; ma non quanto a Dio: imperò che Iddio aveva veduto ab eterno che tale effetto, secondo lo corso del cielo, dovea venire; e contra tale effetto si doveva pregare e che per li devoti e degni preghi tale effetto si dovea revocare che non fusse, e fusse quello che Iddio avea ordinato per quelli iusti e pietosi preghi.
C. XX — v. 55-66. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come la detta aquila continuò ancora lo suo parlare, dimo-