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p a r a d i s o x x . |
[v. 16-30] |
Mostrando l’ubertà; cioè l’abbondanzia, del suo cacume; cioè della sua altezza, unde descende; cioè della sua fonte, unde à origine E come suono al collo della cetra: citra è istrumento musico di corde che suona toccandosi le corde co la penna e co la mano: posto la similitudine dello scendere del fiume, pone la similitudine del sonare de la chitarra, dicendo: E come lo suono della chitarra Prende sua forma; cioè 1 suo essere al collo della chitarra, dove tiene lo sonatore le dita de la mano sinistra, stringendo le corde al legno, or coll’uno dito, or coll’altro, et or con più, e siccom’al pertugio; ecco l’altra similitudine, cioè: E siccome al foro, Della sampogna; che è istrumento musico, che si suona col fiato, Prende sua forma; cioè di suono, s’intende, vento che penetra; cioè vento che passa per esso foro, mandatovi soffiando con bocca o gonfiando lo quoio, Cosi; ecco che adatta la similitudine, rimosso d’aspettar indugio; cioè senza indugio, Quel mormorar dell’aquila; della quale è detto che era formata di quelli beati spiriti, salissi; cioè sallitte per sè medesimo, Su per lo collo; cioè dell’aquila detta, come fusse bugio; cioè come se fusse vacuo cannone. Fecesi voce quivi; cioè in quello luogo, cioè nel collo dell’aquila, e quindi; cioè di quel collo, uscissi; cioè la detta voce uscitte di quel collo, Per lo suo collo; cioè dell’aquila, o vero becco dell’aquila, in forma di parole; cioè che ebbe lo detto mormorare forma di parole, Qual; cioè tali parole, chenti, aspettava ’l cuor; cioè di me Dante, dov’io; cioè nel quale cuore io Dante, le scrissi; cioè le dette parole, cioè uscitte parlare della detta aquila, secondo ch’io Dante desiderava d’udire. E qui è da notare che l’autore fa noto al lettore la sua fizione e poesi: imperò che prima, per la prima similitudine dimostra come tutti quelli beati spiriti facevano voce, che s’accordava l’una coll’altra insieme ad esprimere una medesima sentenzia; e però finge un mormorare d’un fiume, dimostrando per questo che quelle anime parlasseno insième e bombizasseno come fanno le lape 2, manifestando l’una a l’altra un medesimo concetto; poi, fingendo che questo concetto venisse al collo dell’aquila e poi al becco, et esprimesse parole, che prese quine forma di parole come al collo della chitarra lo suono et al buco de la sampogna; e dice che uscitte in forma di parole, chenti desiderava lo cuore dove elli le scrisse, che non vuole altro dire che questa è sua fizione: imperò che quello, che egli àe concetto, quel farà che le parole suonino. E niente di meno finge, secondo la lettera, che quelle anime, vedendo in Dio ogni cosa, viddono lo suo desiderio, e però rispuoseno secondo esso, e così la fizione è verisimile.
- ↑ C. M. cioè suo tenere; imperocchè quine tiene lo sonatore
- ↑ Lape, l’ ape, congiunto l’ articolo al nome. E.