52Ora cognosce che l’iudicio eterno
Non si trasmuta, quando degno preco1
Fa crastino laggiù dell’odierno.
55L’altro, che segue, co le leggi meco
Sotto buona intenzion, che fe ’l mal frutto,
Per ceder al pastor si fece Greco:2
58Ora cognosce come ’l mal didutto
Dal suo bene operar nolli è nocivo,
Avvegna che sia il mondo indi destrutto.
61E quel, che vedi nell’arco declivo,
Guiglielmo fu, cui quella terra plora,
Che piange Carlo e Federico vivo:
64Ora cognosce come s’inamora
Lo Ciel de l’iusto rege, et al sembiante
Del suo fulgore il fa vedere ancora.
67Chi crederebbe giù nel mondo errante,3
Che Rifeo troiano in questo tondo
Fusse la quinta de le luci sante?
70Ora cognosce assai di quel, che ’l mondo
Veder non può de la divina grazia,
Benchè sua vista non discerna ’l fondo.
73Qual loduletta, che in aire si spazia4 5
Prima cantando, e poi tace contenta
Per l’ultima letizia, che la sazia;6
76Tal mi sembiò l’imago de la imprenta
De l’eterno piacere, al cui disio
Ciascuna cosa, qual’ell’è, diventa.
- ↑ v. 53. Preco, siccome prec veniva usato dai Trovadori. E.
- ↑ v. 57. C. A. Procedere al
- ↑ v. 67. C. M. Che crederebbe che giù
- ↑ v. 73. C. M. Qual è la lodaletta che in aere
- ↑ v. 73. C. A. Quale alodetta che in aria
- ↑ v. 75. C. A. ultima dolcezza,