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[v. 103-114] | c o m m e n t o | 549 |
l’imperadori perchè la loro signoria insta dovèa essere, alta sopra tutti, come l’aquila vola sopra tutti li altri uccelli, sì che la iustizia loro s’approssimasse più a quella d’Iddio, che quella delli altri omini.
C. XIX — v. 103-114. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come la detta aquila seguitò lo suo parlare de l’ultimo iudicio, che Cristo verrà a fare nel mondo, quando a lui parrà di ponere fine al vivere mondano, dicendo così; Esso; cioè lo detto sengno dell’aquila, ricominciò; cioè altra volta incominciò anco a parlare a me Dante, dicendo: A questo regno; cioè del cielo, Non sallì mai chi non credette in Cristo; cioè nessuno infidele sallitte mai in cielo, O prima, o poi che si chiavasse 1; cioè lo nostro signore Iesu Cristo, al legno; cioè della santa croce, cioè ogni uno che è in vita eterna di quelli del vecchio Testamento credette in Cristo venturo; e quelli del nuovo Testamento, che vanno e che sono iti in vita eterna, ànno creduto in Cristo poi che fu crucifisso, e così ogni uno è salvato nella fede di Cristo. Ma vedi; ora lo fa accorto dei falsi cristiani, dicendo: vedi; tu, Dante. Molti; cioè falsi cristiani peccatori et inimici di Cristo, gridan Cristo Cristo; cioè co la voce e co la lingua confessano che sono cristiani; ma non coll’opere: imperò che sono fatti, come disse Cristo ne l’Evangelio: Populus hic labiis me honorat; cor autem eorum longe est a me. — Che; cioè li quali falsi cristiani e rei e peccatori, seran; cioè saranno, ne l’iudicio; cioè nell’ultimo, che verrà a fare Cristo, assai men prope A lui; cioè saranno meno presso a Cristo assai, ch’è tal, che non cognosce Cristo; cioè che tale, che fia stato infidele e non arà avuto notizia di Cristo. E per questo dà ad intendere l’autore che, quando Cristo verrà a dare l’ultima sentenzia che iudicherà li vivi e li morti, elli starà in aere, e li dannati staranno da mano sinistra e li salvati da mano destra: e come tra’ beati chi sarà stato di maggiore stato, di maggiore merito starà dinanti più presso a Cristo, che chi sarà stato di minore; così tra li dannati chi sarà stato maggiore peccatore e di maggiore demerito. E perchè lo cristiano rio demerita più che lo infidele, e però dice l’autore che quella beta imagine dell’aquila parlò così, come detto è di sopra. E tai cristian; e tali e sì fatti cristiani, che sono stati grandi peccatori, dannerà l’Etiope; cioè alcuno delli Etiopi, che sono nell’Affrica al mezzo di’, neri per lo caldo del sole, che non sarà stato peccatore se non per infideltà, dicendoli: Voi meritate bene ogni pena, che aveste notizia di quello che si dovea fare e non facesti 2; la qual cosa non ebbi io, che
- ↑ Si chiavasse; s’inchiodasse, da clavus; chiodo. E.
- ↑ Facesti, seconda persona plurale che vive sempre nella bocca del popolo toscano, il quale ebbela derivata dal latino, facitis, faciebatis, fecistis ec. L’uso non riconosce tali cadenze, e noi vi ci dobbiamo adagiare, quantunque le sieno le primigenie. E.