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p a r a d i s o i i. |
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che debbia, nè abassi. E perchè qui altro suona la lettera et altro l’allegorico intelletto, debiamo vedere quello che l’autore intese in queste brevi parole. E brevemente l’autore à volsuto dimostrare le cose che si richiedeno alla composizione del poema; cioè prima, la sapienzia che spinge lo intelletto e la ragione; appresso, che la ragione e lo intelletto portino lo ingegno; appresso, l’arte de la poesi che dirizzi lo ingegno ai termini suoi coi suoi ammaestramenti; appresso, le pratiche e li atti de la poesi che sono nove, come è stato detto di sopra, e l’Orse che sono li modi del dire, e le parole e li colori retorici, e lo legno che navichi lo mare, cioè lo legno che porti lo poeta per la materia; sì che prima è Minerva che soffia ne la vela, cioè la sapienzia che soffia nello intelletto e nella ragione, che sono la vela che spinge la barca, cioè lo ingegno; la qual barca, cioè lo quale ingegno è guidato e governato d’Apolline, cioè da l’arte della poesi che guida e dirizza lo ingegno così menato alla vita sua et ai termini suoi colle nove Muse, cioè coi nove atti pratichi et esercizi che s’appartengano al poeta, cioè acquistamento di scienzia, dilettamento in essa, perseveranza, capacità, memoria, trovare da sè, iudicio sopra le cose trovate, elezione del milliore, bene pronunziare, le quali dimostrano l’Orse al poeta, cioè le parole, li modi del dire e li colori retorici e con essi governano la ragione e lo intelletto, e dirizzano ad andare come richiede l’arte, e questo è quello che l’autore àe voluto dimostrare. Voi altri; ecco che dimostra chi sono quelli che ’l possano seguitare e dice che sono poghi, e però dice: Voi altri poghi; cioè lettori, che siete poghi a rispetto de li altri: poghi sono l’ingegnosi nella moltitudine de li omini, che; cioè li quali, drizzaste ’l collo; cioè levaste suso alto lo collo vostro, e per lo drizzar lo collo si ritien dello levare del capo in alto: mai lo capo non si leva alto se ’l collo non si dirizza, e così lo piegare lo collo dà ad intendere l’abbassare del capo, Per tempo; cioè infine della vostra puerizia, al pan de li Agnoli; cioè a ricevere lo cibo spirituale, che è la dottrina della vera sapienzia e non de la mondana, a la quale ricevere s’inchina lo capo, perch’ella è bassa per la sua viltà; ma la vera sapienzia è alta, perchè viene dal Cielo e però è bisogno a volerla ricevere che si levi lo capo in alto al Cielo; cioè lo desiderio e la intenzione tutta; e chiama l’autore tale dottrina pane angelico, per accordarsi colla Santa Scrittura che dice: Panem Angelorum manducavit homo. — del quale Vivesi qui; cioè del quale pane de li Agnoli si vive qui nel mondo: imperò che l’autore parla come tornato di là, qua nel mondo: imperò che l’anima umana spiritualmente vive del cibo spirituale, cioè della sapienzia celeste, ma non si vien satollo; cioè non si trova piena refezione dell’anima in questa vita; ma sì in vita eterna: in questo mondo l’ anima non