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[v. 79-80] | c o m m e n t o | 547 |
Lì si vedrà ec.; nella quinta parte finge come seguitò a dire dei regni del ponente e dei loro regi, e di Ierusalem e di Sicilia, et incominciasi quine: Vedrassi la lussuria ec.; nella sesta parte finge come seguitò a parlare dei regni di Portogallo, di Nervogia, d’Ungaria, di Navarra e di Cipri, e dei loro regi, et incominciasi quine: E parran’ a ciascun ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da sponere lo testo, secondo la lettera, coll’allegorie e moralitadi.
C. XIX — v. 79-90. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come la detta aquila discese a la soluzione del dubbio puntualmente, dicendo così: Or tu chi se; cioè tu, che muovi lo dubbio dicendo: Ov’è la iustizia d’Iddio in colui che detto è di sopra? che vuoi seder a scranna; cioè in sedia come iudice vuoi sedere, Per iudicar di lungi mille millia; cioè quello che è di lungi molto dal tuo intelletto, Co la veduta corta d’una spanna; cioè collo intelletto tuo, che non vede di lungi più d’uno parmo 1? Certo a colui; cioè quello, che è certo e non dubbio a colui, che meco s’assottillia; cioè lo quale s’assottiglia meco a considerare la iustizia d’iddio; dice l’aquila: Io òne certezza della iustizia d’Iddio, e colui che s’assottillia meco anco n’àe certezza, volendo considerare collo intelletto acuto la iustizia d’Iddio; ma tu, che ài lo intelletto grosso, non la puoi comprendere. E però ti dei stare cheto e credere che ogni cosa iustamente è fatta da Dio, benchè a te non paia, come dice Boezio nel quarto della Filosofica Consolazione, prosa quinta: Sed tu, quamvis causam tantœ dispositionis ignores; tamen quarn bonus mundum rector temperat, recte fieri cuncta ne dubites. — Se la Scrittura; cioè divina, sopra voi non fosse; cioè sopra voi mondani, Da dubitar sarebbe a meravillia; cioè sarebbe da dubitare assai; ma la santa Teologia vi dichiara, che dice: Qui crediderit et baptizatus fuerit hic salvus erit; qui vero non crediderit, condemnabitur. — O terreni animali; cioè o omini animali, dati a le cose terrene, o menti grosse; cioè o menti con grosso intelletto, La prima Voluntà; cioè Iddio, ch’è per sè buona: Iddio per sè medesimo è buono, e non per altra cagione, Da sè; cioè da sè medesimo, che; cioè la quale voluntà prima, ch’è Iddio, è sommo ben; quello è sommo bene, che àe in sè tutti li beni, e di niuno bene abbisogna, mai non si mosse: imperò che Iddio è immutabile, e così la sua voluntà: imperò che Iddio non può volere se non bene, et elli è sommo bene, dunque non si muove mai da sè. Cotanto è iusto quanto a lei; cioè alla prima voluntà, consona; cioè corresponde e con lei s’accorda. Nullo creato bene: ogni bene, fuor che Iddio, è bene creato;
- ↑ Parmo; palmo, profferito alla romanesca per l’affinità delle due liquide l ed r. E.