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[v. 67-78] | c o m m e n t o | 545 |
cosi l’occhio della mente non è bastevile a vedere lo fondo della divina Iustizia: e come vede in alcuna parte l’occhio dell’omo lo fondo del mare; ma non in tutte le parti; così la mente vede bene in alcuno atto la divina Iustisia; ma non in tutti li atti. E perè dice che la mente umana entro s’interna; cioè dentro si mette nella iustizia d’Iddio che è uno grande mare, come l’occhio umano per lo mare mondano si mette dentro a vedere lo fondo. E seguita la similitudine, Che; cioè lo quale occhio umano, benchè da la proda veggia ’l fondo; cioè lunga la riva vegga lo fondo del mare, In pelago; cioè dove è alto lo mare, nol vede; cioè lo fondo per l’altezza dell’acqua, e non di meno; cioè e ben che nol veggia, Elli è; cioè lo fondo, l’esser profondo; cioè perchè è profondo. Et adiunge quello che è; cioè che di grazia speziale d’Iddio li omini del mondo vedeno alcuna volta molto a dentro de la iustizia d’Iddio, perchè Iddio lo revela loro; e però dice: Lume; cioè intelletto chiaro ne la mente umana, non è, se non vien da sereno; cioè di carità, Che; cioè la quale, non si turba mai; e questo è lo splendore divino: che mai non si turba; ma sempre sta chiaro, anzi è tenebra: ogni nostro intelletto è tenebra se non è illuminato da Dio, O ombra de la carne: imperò che la carne umana scura lo intelletto, o suo veneno; cioè sua infezione, cioè peccato che procede da la carnalità nostra e da la nostra infezione per lo peccato del primo parente. imperò che senza la grazia illuminante d’Iddio noi siamo ciechi, o per lo dimonio che ci accieca, o per la concupiscienzia della carne che n’offusca, o per piacere del mondo che ci corrompe; e perè è necessaria la grazia d’Iddio illuminante, che ci difenda da queste tre occupazioni.
C. XIX — v. 67-78. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che la detta aquila descenda ora al punto de la questione e del dubbio, lo quale è soluto per quello che è detto di sopra; ma più formalmente solve di sotto nell’altra lezione, come si vedrà ora. Dice così: Assai; cioè a sofficienzia, t’è mo; cioè è avale a te Dante, aperta la latebra; cioè l’appiattamento t’è manifesto, Che t’ascondea; cioè che appiattava a te Dante, la iustizia viva; cioè d’Iddio, la quale sempre vive e dura, Di che; cioè de la quale tu, facei quistion cotanto crebra; cioè cotanto spessa. Chè tu; cioè imperò che tu, Dante, dicei: contastando, Un om; cioè uno uomo, nasce a la riva Del Nilo; cioè nasce tra l’infedeli lo Nilo è uno fiume che imbagna l’Egitto e non si sa suo principio, secondo che dice Lucano, e termina tra l’Asia e l’Africa et intra in mare Mediterraneo per sette foci, sicchè vuole dire l’autore: Uno omo nasce bene di lungi da’ cristiani a la riva del Nilo: potrebbe anco dire lo testo Dell’Indo: imperè che Indo è uno fiume che imbagna l’India, e dal