Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
544 | p a r a d i s o x i x . | [v. 52-66] |
dunqua non le vidde. E però conchiude l’autore, dicendo: E quinci; cioè da questo, appar; cioè si vede, ch’ogni minor natura; come è la creata, E corto ricettaculo a quel bene, Che non à fine; lo quale è Iddio: imperò la creatura finita non può contenere in sè, e ricevero quello che è infinito, e sè con sè misura. Iddio è bene infinito, che con niuno altro bene si può misurare, se non con sè medesimo: imperò che ogni altro bene è minore di lui, sicchè con niuno altro si può misurare: e com’elli è infinito; così l’opere sue sono investigabili 1 et incomprensibili da l’omo e da ogni altra creatura. E così è dimostrata la maggiore proposizione; cioè che ogni creatura è corto ricettaculo d’Iddio e delle sue opere: può bene ricevere parte; ma non tutte.
C. XIX — v. 52-66. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come la detta aquila ragionando adiunse la minore e la conclusione; cioè che l’anima umana è creatura, adunqua non può di sua natura comprendere dei fatti d’Iddio, quanto n’è, e quanto ne comprende elli; e, così restringendosi a la iustizia d’Iddio, non può la mente umana vederne ciò che n’è, dicendo così: Dunque vostra veduta; cioè la vostra intelligenzia: imperò che lo intendere è lo vedere della mente, che conviene; cioè la qual conviene, Esser alcun dei raggi de la Mente; cioè divina, Di che; cioè della quale mente, tutte le cose son ripiene: tutte le cose create ànno sua forma, che à essere e conservasi in essere per lo raggio della divina mente che riluce in essa. E questo raggio è la virtù divina, che inspira in essa; e dice tutte le cose son ripiene, perchè ciascuna n’à tanto, quanto è bisogno a la perfezione della sua natura, Non può di sua natura esser possente; cioè la intelligenzia umana non può per sua natura comprendere delle cose d’Iddio tanto, che non ne sia ancor più; e però dice: Tanto; cioè sì grandemente, che’l suo principio; che è Iddio, non discerna; cioè non vegga, Molto di là; cioè più, da quel, che gli è parvente; cioè quello che pare a la mente umana e che vede lo intelletto umano. Però ne la iustizia sempiterna; ecco che discende al punto della questione, approssimandovisi dicendo: E però ine la iustizia d’Iddio che è sempiterna, cioè eterna quanto a lui, e perpetua quanto a le cose create che la ricevono che sono perpetue, e sempiterna a quelle che sono sempiterne, La vista; cioè lo intendere e cognoscere, che riceve ’l vostro mondo; cioè li omini, che sono nel mondo, Com’occhio; cioè come occhio umano, per lo mare entro s’interna; ecco che, per fare mellio intendere lo suo parlare, arreca una similitudine, cioè che come l’occhio corporale non è bastevile a vedere lo fondo del mare;
- ↑ Investigabili: da non essere vestigate, da in negativa e vestigare. E.