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c o m m e n t o |
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del mondo; cioè a l’ultima parte del mondo, cioè dall’oriente a l’occidente, e poi dall’occidente all’oriente, e dentro ad esso; cioè dentro al detto circulo di Iove, Distinse; cioè divise, tanto occulto; quanto è delle ragioni e cagioni della sua providenzia, cioè divina: imperò che le ragioni e cagioni della sua providenzia sono occulte e sono sì grandi, che l’omo non le può, nè sa pensare, e manifesto; cioè tante cose manifeste e sì grandi, come si vedono li effetti nelle cose del mondo. Li effetti sono manifesti: imperò che si veggono; ma le cagioni sono occulte: imperò che non si sanno, nè possanosi sapere per umano ingegno. Non poteo suo valor sì far impresso; cioè non potette Iddio lo suo valore, cioè la sua potenzia de lo intendere, sì imprimere e mettere, In tutto l’Universo; cioè in tutte le cose create da sè. Parrebbe a molti che l’autore parlasse male d’Iddio, derogando a la potenzia sua; ma elli parla bene e dice vero, cioè che Iddio non 1 potè far creatura pari a sè; ma crebbe la sua potenzia: imperò che non sarebbe onnipotente: imperò che non potrebbe quello che potesse quella creatura; e se potessono amenduni quello medesimo, dunqua la creatura potrebbe creare sè medesima, e così non sarebbe creatura; ma creatore, e così sarebbono più princìpi, che è impossibile. E però l’autore dice bene che Iddio non potette mettere lo suo valore in tutta la creatura, sicch’ella non fusse minore di lui; e però dice: che ’l suo Verbo; cioè che ’l suo Figliuolo, che si chiama Verbo del padre, Non rimanesse in infinito eccesso; cioè non fusse eccedente ogni creatura in infinito: imperò che tutte le cose create sono avanzate dal Verbo Divino, che è increato con eccesso infinito: imperò che elli è Iddio infinito, e le creature sono finite. E ciò fa certo; cioè e questo, che è detto, fa certo e pruova questo che dirò ora, cioè, che ’l primo superbo; cioè lo lucifero, che fu la prima creatura che superbisse contra Iddio, Che fu la somma d’ogni creatura; cioè lo quale lucifero avanzò tutte le creature per eccellenzia: imperò che tutte l’avanzò per natura datali da Dio tanto eccellente, Per non aspettar lume; cioè perchè non aspettò la grazia confirmante, anco si riputò pari a Verbo Divino, cadde acerbo; cioè cadde della sua eccellenzia, innanzi che avesse la grazia. E per questo si vede che se egli, che fu summa delle creature, non vidde le cagioni della providenzia d’Iddio e non ebbe tanto lume che li bastasse a cognoscere che l’altre creature, che sono minori, nolle debbono vedere; e che nolle vedesse appare: imperò che, se l’avesse vedute, non arebbe peccato, et elli peccò;
- ↑ C. M. Dio non puote fare creatura pari a se: imperocchè fare creatura pari a se mancherebbe la sua potentia; imperocchè non potrebbe quello che potesse quella creatura che fosse diversa da lui, imperocchè non sarebbe onnipotente; o se potesseno amburo quel medesimo seguitrebbe che la