19Così un sol calor di molte brage
Si fa sentir, come da molti amori1
Uscia solo un suon di quella image.
22Ond’io appresso: O perpetui fiori
De l’eterna letizia, che pur uno
Parer mi fate tutti vostri odori,
25Solvetemi, spirando, il gran digiuno,
Che lungamente m’à tenuto in fame,
Non trovandoli in terra cibo alcuno.
28Ben so io che, se ’n Cielo alto reame2
La Divina Iustizia fa suo specchio,
Che ’l vostro noll’apprende con velame.
31Sapete come attento io m’apparecchio
Ad ascoltar; sapete quale è quello
Dubbio, che m’è digiun cotanto vecchio.
34Quasi falcon, che escendo di cappello,3
Muove la testa e co l’ali si plaude,4
Vollia mostrando e facendosi bello;
37Vidd’io farsi quel segno, che di laude
De la divina grazia era contesto,
Con canti, quai si sa chi lassù gaude.
40Po’ cominciò: Colui, che volge ’l sesto5
A l’estremo del mondo, e dentro ad esso
Distinse tanto occulto e manifesto,
43Non poteo suo valor sì far impresso
In tutto l’Universo, che ’l suo Verbo
Non rimanesse in infinito eccesso.
46E ciò fa certo, che ’l primo superbo,
Che fu la somma d’ ogni creatura,
Per non aspettar lume, cadde acerbo.
- ↑ v. 20. C. A. di molti
- ↑ v. 28. C. A. altro
- ↑ v. 34. C. A. falcone ch’esce di
- ↑ v. 35. C. A. coll’ale
- ↑ v. 40. Po’; poi, come no’ per noi, le’ per lei ed altrettali. E.