Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
C A N T O XIX.
1Parea dinanzi a me con l’ali aperte
La bella image, che nel dolce frui 1 2
Liete facean l’anime conserte:3
4Parea ciascuna rubinetto, in cui
Raggio di Sole ardesse sì acceso,
Che ne’ miei occhi rifrangesse lui.
7E quel, che mi convien ritrar testeso,4
Non portò voce mai, nè scrisse onchiostro,5
Nè fur per fantasia giammai compreso:
10Ch’ io vidi, et anco udi’ parlar lo rostro,
E sonar ne la voce et Io e Mio,
Quando era nel concetto Noi e Nostro.
13E cominciò: Per esser iusto e pio
Sono io qui esaltato a quella gloria,6
Che non si lascia vincer al disio;7
16Et in terra lassai la mia memoria
Sì fatta, che le genti lì malvage
Commendan lei; ma non seguen la storia.
- ↑ v. 2. e 21. Image, terminato in e per uniformità di cadenza, come compage ec. E.
- ↑ v. 2. Frui, infinito alla maniera latina, della quale ci forniscono talora esempi i nostri padri, come esse, velle e somiglianti E.
- ↑ v. 3. C. A. faceva
- ↑ v. 7. C. A. trattar testeso,
- ↑ v. 8. C. A. inchiostro,
- ↑ v. 14. C. A. Sono esaltato qui a
- ↑ v. 15. C. A. vincere a disio;