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[v. 109-123] | c o m m e n t o | 529 |
Iddio, che è sommo bene, ch’a sè; cioè lo quale a se, li move; cioè move quelli beati spiriti: Iddio è quel bene che muove l’appetito umano, et a lui inclina ogni voluntà umana bene ordinata. Poi come nel percuoter dei ceppi arsi; ecco che arreca una similitudine, cioè che come, quando si perquotono li ceppi arsi, sfavillano le faville del fuoco; così si levorno di quelle, che erano su l’emme, molte beate anime e volorno insù; e però dice: Surgono innumerabili faville; cioè si levano faville senza numero, Onde; cioè dal quale favillare, li stolti; cioè li uomini stolti, solliono augurarsi; cioè si solliano indivinare: Questo significa che io arò denari, et altre cose che che diceno li omini poco savi, Risurger parver quinde; cioè parvono rilevarsi dal colmo dell’emme, più di mille Luci; e pone lo numero infinito per infinito, e salir; cioè in su andare, qual’assai e qual poco; cioè di quelli beati spiriti, Siccome ’l Sol che l’accende; cioè Iddio, che è lo loro sole; o volliamo dire: Siccome l’amore de lo Spirito Santo, che è lo loro fuoco e sole, sortille; cioè l’allogò e diede loro parte a quale alta, et a quale più alta, secondo che era stato lo grado de l’amore de la iustizia ne la vita mondana, così quine si rappresentava. E quietata; cioè e riposata, ciascuna ’n suo loco; cioè ciascuna di quelle beate anime nel luogo, che l’amore l’avea tirata per sua sorte e per suo merito, la testa e ’l collo d’un’aquila vidi. Rappresentar; cioè io Dante viddi rappresentare in figura la testa e’l collo d’una aquila, a quel distinto foco; cioè a quello amore ardente, distinto e diviso in quelle beate menti. E così finge che formasseno la testa e ’l collo d’una aquila, siccome aveano costituito nel mondo uno reggimento sotto iustizia e ragione, che si chiamava romano imperio, tutto iusto e ragionevile.
C. XVIII — v. 109-123. In questi cinque ternari lo nostro autore finge com’elli facesse, vedendo queste figurazioni, prego a Dio che rimovesse quello che impaccia la influenzia di tale costellazione giù nel mondo, adiungendo altre cose che sono adornamento de la sua poesi, dicendo: Quel che dipinge lì; cioè colui, che fa sì fatte imagini in quello luogo, si è Iddio; e però dice: non à chi ’l guidi; cioè non à persona che guidi lui: imperò che Iddio non à maggiore di sè, Ma esso; cioè elli, guida; cioè conduce e governa ogni cosa nel fine suo, e da lui; cioè da Dio, si rammenta 1; cioè si tiene ferma, Quella virtù 2; cioè naturale, che forma per li nidi; cioè dà forma a tutti li uccelli et a tutti li animali bruti; per la rima disse per li nidi, ristringendosi a li uccelli che nasceno nei nidi.