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[v. 82-93] | c o m m e n t o | 525 |
partegnano sì fatte virtù, si rappresentino in lui, perchè anno seguitato le influenzie buone avute da lui, e quelle che non sono state virtuose ànno cessato: imperò che, come detto òne più volte, Sapiens dominabitur astris: imperò che le costellazioni c’inchinano; ma non ci necessitano. Usa l’autore in questo pianeto maggiore sottilliezza di poesi: imperò che quanto più va in su, più inalza lo modo del dire come s’inalza la materia.
C. XVIII — v. 82-93. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che, avendo udito 1 di quelli beati spiriti nel pianeto Iove cantare e fare varie figure di sè, come à detto di sopra, elli invocasse Pallade la dia della sapienzia che lo illuminasse, sicchè elli intendesse quelle figure ch’elli aveva veduto, dicendo cosi: O diva Pegasea; cioè o iddia, fatta iddia di mortale: imperò che divo e diva è l’uomo fatto di mortale iddio; cioè perpetuo: per la sapienzia li omini diventano di mortali perpetui: imperò che viveno nel mondo in sempiterno per fama, et in vita eterna in perpetuo per gloria; e questa diva è la sapienzia, la quale li Poeti chiamano Minerva, Pallade e Tritonia; et appresso i Greci si chiama Atene, e diceno che fu la grandissima figliuola di Iove, e diceno lei essere iddia di battallie, iddia di sapienzia et iddia dell’arti: Pallade si dice dal dibattimento 2 dell’asta che si fa nelle battallie, ovvero perchè uccise Pallante gigante 3 a Tritone palude, ovvero perchè s’interpreta nuova: imperò che la sapienzia non sente vecchiezza e per questo si chiama Minerva; cioè non mortale, e quel medesimo significa Atene; e Tritonia si dice quasi Triconia, perchè li Filosofi s’affaticano in cognoscere tre cose; lo Creatore e la creatura e l’anima, la quale diceno essere mezzo. Questa iddia invoca ora l’autore, cioè la iddia della sapienzia, e chiamala Pegasea da Pegaso, che fu cavallo alato nato del sangue di Medusa et interpretasi fama: imperò che, quando lo virtuoso co l’aiuto de la sapienzia vince la paura, ne nasce la fama: e questo Pegaseo, percotendo co l’unghia la terra, fece la fonte delle Muse in Elicone: imperò che la fama de li signori è materia a li Poeti di scrivere, e però l’autore la chiama diva Pegasea; cioè diva che dà fama a li omini, che questa iddia seguitano, cioè la sapienzia e l’arti e le scenzie, et è figliuola d’Iddio: imperò che Omnis sapientia a Domino Deo est. Et ego sapientia ex ore altissimi prodii, Sapienza viii, e però si dice nata del cerebro di Iove che; cioè la quale sapienzia, l’ingegni; cioè umani. Fai gloriosi: imperò che la sapienzia infusa nell’ingegni umani da Dio, o acquistata per