516 |
p a r a d i s o x v i i i . |
[v. 1-12] |
mutasse pensieri, elli si volse a lei e chente la vide si scusa di non poterlo ridire, dicendo così: Già; cioè finita la sua dichiaragione et esortazione, si godea solo del suo verbo 1; cioè si godeva dentro da sè solamente del suo sermone: verbo si pillia alcuna volta per lo sermone e per lo parlare, secondo che dice lo Grammatico, sicchè vuole dire ch’elli godeva della bella dichiaragione, ch’avea fatto a Dante sopra li suoi dubbi sopra la sua esortazione che li avea data: gode la mente de la verità, quando l’à manifestata. Altramente si può intendere che quello spirito si godea solo del suo concetto che è Iddio: imperò che li beati sempre ànno nel suo concetto Iddio, e di quello godeno et in quello sono beati; per tanto vuole dire che già era ritornato al suo concetto; cioè a la sua beatitudine. Quello specchio beato; cioè quello beato spirito, che luceva a modo di specchio, et io; cioè Dante, gustava; cioè nello intelletto mio ripensava, Lo mio; cioè verbo, cioè lo mio concetto e quello che io aveva udito da messer Cacciaguida sopra amenduni li dubbi, temprando; cioè temperando, col dolce l’acerbo; cioè faccendo compensazione, cioè: Se io sarò cacciato dalla mia patria, io sarò ricevuto da sì fatto signore, chente fu detto di sopra; se io sarò diffamato, Iddio co la vendetta dichiarirà l’infamia; se io sarò odiato per dire la verità nella mia comedia, io sarò amato poi quando fia intesa, et acquisterò lunga fama: e così contemprava lo male col bene. E quella donna; cioè Beatrice, ch’a Dio mi menava; cioè la quale menava me Dante a Dio: imperò che la santa Teologia ene quella che Dante guida in questa sua poesi: imperò ch’elli si conforma co la santa Scrittura, Disse; cioè a me Dante. Muta pensier; cioè intende ad altre cose, non stare pure sopra cotesto, pensa ch’io sono Presso a Colui ch’ogni torto disgrava; cioè pensa che io Beatrice, che ti guido, sono presso a Dio, cioè che io òne tanto levata la tua mente con questi pensieri di pianeto in pianeto, che noi siam presso a l’ultimo fine: imperò che non abbiamo 2 a dire se non di Iove e di Saturno, e dell’ottava spera e del primo mobile, e poi saremo al cielo empireo, dove è Iddio. E perchè Dante si molestava più, e più si gravava de l’esilio che riceveva a torto e de la infamia, però lo conforta dicendo che Iddio ogni torto disgrava e dirizza colla sua iustizia. Io; cioè Dante, mi rivolsi; cioè rivolsi me, a l’amoroso suono; cioè al suono de la voce di Beatrice pieno d’amore, Del mio conforto 3; cioè di Beatrice, che è lo mio conforto in ogni mia tribulazione; e così è che la santa Teologia è conforto d’ogni tribulato: imperò ch’ella dimo-
- ↑ Verbo; parola, sermone, secondo il verbum latino. E.
- ↑ C. M. abbiamo a vedere se non Iove e Saturno e l’ottava spera e ’l primo mobile,
- ↑ C. M. conforto; in ogni mia tribolazione.