106E quietata ciascuna ’n suo loco,
La testa e ’l collo d’ un’ aquila vidi
Rappresentar a quel distinto foco.
109Quel che dipinge lì, non à chi ’l guidi;
Ma esso guida, e da lui si rammenta1
Quella virtù che forma per li nidi.
112L’altra beatitudo, che contenta
Parea in prima d’ingilliarsi all’emme,2
Con poco moto seguitò la imprenta.
115O dolce stella, quali e quante gemme
Mi dimostroro che nostra iustizia3
Effetto sia del Ciel che tu ingemme!
118Per ch’io prego la Mente, in che s’inizia
Tuo moto e tua virtute, che rimiri
Ond’ esce ’l fumo, che tuo raggio vizia,4
121Sì ch’ un’ altra fiata omai s’adiri
Del comperare e vender dentro al tempio,
Che si murò di sangue e di martiri.
124O milizia del Ciel, cui io contemplo,
Adora per color, che sono in terra
Tutti sviati dietro al mal esemplo
127Già si solea co le spade far guerra;
Ma or si fa tolliendo or qui, or quivi
Lo pan, che lo pio Padre a nessun serra.
130Ma tu, che sol per cancellare scrivi,
Pensa che Piero e Paulo, che moriro5
Per la vigna che guasti, ancor son vivi.
- ↑ v. 110. Rammentare deriva da mente, ed il Poeta colla particella duplicati va accenna che da Dio si rammenta; cioè s’informa di mente, Si fornisce di mente duplicata la virtù ec. E.
- ↑ v. 113. C. A. Pareva prima d’ingigliarsi
- ↑ v. 116. Dimostroro, originato dalla terza singolare dimostrò, unitovi il consueto ro finale. E.
- ↑ v. 120. C. A. che il tuo
- ↑ v. 131. C. A. Pietro e Paolo,