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messer Cane. Non ne potran tener le lingue mute; cioè chete: imperò che converrà che ne parlino li nimici, non che li amici, delle sue magnificenzie. A lui; cioè al detto messer Cane, t’aspetta; cioè tu, Dante, et ai suoi benefici: imperocchè benefico in verso te come in verso li altri. Per lui fi’ trasmutata molta gente; cioè per lo detto messer Cane saranno mutate molte genti di sua condizione, però dice: Cambiando condizion ricchi e mendici 1: imperò che li ricchi farà poveri, e li poveri ricchi. E porteraine; cioè tu, Dante, scritto ne la mente; cioè tua. Di lui; cioè del detto messer Cane, e nol dirai; cioè tu, Dante; ecco che finge che messer Cacciaguida li vieti che nol debbia dire, cioè scrivere in questa sua cantica. e disse cose Incredibili a quei che fi’ presente; cioè a colui che le vedrà, non che a me, allora che me le prediceva messer Cacciaguida. E qui si debbe notare una bella moralità intorno a la poesi de’ Poeti, come già òne detto nelle parti passate. Solliano li Poeti mostrare di dire le cose che debbono venire, et ellino diceno le cose passate; e così fa lo nostro autore: finge che avesse questa visione nel 1300, e che allora li fussono predette le cose che furno poi infine al 1313 anni: imperò che in quel tempo non aveva anco scritto questa comedia; e però poteva fingere che le cose, che furno infine al detto tempo, li fussono predette, perchè l’avea vedute; ma di quelle, che furno poi che elli ebbe compiuta la comedia, non dice che liene fusse predetta veruna: imperocchè non aveva luogo da potervele mettere. E pertanto finge che messer Cacciaguida li predìca le cose fatte da messer Cane infine a la morte dello imperadore Arrigo: imperò che tutte l’aveva vedute innanti che compiesse la sua comedia. E poteane fare menzione dell’altre che furno, poi che le vidde, perchè non aveva fatto menzione di quelle ne la sua comedia, nè v’era luogo da poterle fare, però finge che messer Cacciaguida liele predica; ma l’imponga che noi debbia dire. E queste furno le grandi cose che fece messer Cane della Scala, poi che morì lo imperadore Arrigo, tra le quali fu che nel 1314 anni, essendo iti li Padovani con tutto loro sforzo a di’ 17 di settembre a Vicenzia, e presi li borghi, messer Cane della Scala v’andò con sua gente e sconfisse li Padovani. E poi nel 1317 a di’ 20 di settembre lo detto messer Cane co la parte ghibellina assediò Cremona, et ebbela quasi che recato ad arrendersi, se non che furno soccorsi li Cremonesi da’ Bolognesi, e per lo rio tempo convenne partirsi dall’assedio. Nel detto anno, del mese di novembre, lo detto messer Cane andò ad oste sopra li Padovani et arrecolli a tanto, preso Monselice et Esti e molte altre loro castella ch’ellino nel fer-
- ↑ Mendici e mendichi, dal singolare mendico. E.